“Fai finta che solo per noi due passerà il tempo ma non passerà questa lunga storia d’amore” cantava Gino Paoli quaranta anni fa.
Se attraversate Modena e non ci fate caso, o non ve lo dicono, e passate distrattamente in auto percorrendo un cavalcavia che lega semplicemente due punti diversi della città, non potete rendervene conto.
Non potete sapere di stare percorrendo una sorta di “Ponte degli Innamorati” che lega da generazioni gli appassionati della bella meccanica ad una storia unica, irripetibile e fatta di sentimenti sempre vivi ed accesi.
Quel cavalcavia passa sopra uno scorcio dello Stabilimento Maserati, orgoglio e ancora riferimento per milioni di estimatori nel mondo. Superato l’edificio che si eleva in altezza nel perimetro di Via Ciro Menotti, quasi a formare un Duomo pagano e leggendario della religione motoristica modenese, quel cavalcavia è allo stesso tempo un piccolo segreto e un grande patrimonio distintivo e di appartenenza.
Tantissimi anni fa, arrivato a Modena per motivi professionali, scoprii io stesso questo “Ponte degli Innamorati”.
Era ora di pranzo di un metà Febbraio generosamente soleggiato e terso, avevo una disponibilità di tempo prima della ripresa di impegni schedulati ed allora, molto genuinamente, chiesi ad un conducente di mezzi pubblici urbani fermo al capolinea dove si trovassero gli Stabilimenti del Tridente e come arrivarci.
Al giovane autista d’improvviso si illuminarono gli occhi e nel fornirmi la spiegazione stradale più diretta e veloce si raccomandò appunto perché io non perdessi occasione di salire “quel” cavalcavia a piedi, rasente il Guardrail di confine, guardando a lato e in basso. Avrei così potuto scorgere la panoramica della fabbrica, o meglio l’area di movimentazione e passaggio di quei gioielli a quattro ruote.
Per me quella notizia fu una sorpresa graditissima e andando spedito verso il luogo desiderato vidi in lontananza “quel” Tridente campeggiare dalla facciata in sommità dell’edificio di rappresentanza. Contai i passi orientandomi alla luce dei suggerimenti ricevuti ed ecco davanti a me quel cavalcavia percorso dalle auto. Fu una emozione ritrovarmi appoggiato al guardrail ad ammirare sotto di me quel movimento di principesse manovrate con cura dai meccanici e dai collaudatori.
Mi accorsi, nel sole tiepido che mi regalava un paesaggio unico, che si era al 14 di Febbraio. E da allora per me quel cavalcavia diventò il “Ponte degli Innamorati”.

Maserati e i motori, amore e genio italiano
Del resto le stesse origini della Maserati nascono da una prova d’amore. I fratelli Maserati nascono come officina specializzata per la elaborazione e preparazione dei motori Isotta Fraschini per le competizioni, e dunque i fratelli si erano votati a rendere straordinario quel che era già eccellente.
Isotta era per l’epoca l’antagonista diretta di Hispano Suiza, Bugatti, Rolls Royce e nulla si trovava al di sopra di questo Club esclusivo di aristocrazia motoristica: essere in grado di rendere ancora più esclusiva la meccanica della “Divina” nella definizione di Gabriele D’Annunzio era talento quasi esclusivo. Talento che i Maserati misero in tutto il primo percorso industriale del Marchio del Tridente, e che proseguì persino esaltato nel passaggio alla famiglia Orsi da parte dei fratelli Maserati.
Fu allora che il genio di Giulio Alfieri, un Dio terreno della meccanica, si mise al servizio con dedizione per far nascere la famiglia e la saga delle più desiderate berline e Gran Turismo dell’epoca. Auto che dovevano contemporaneamente superare tutte le italiane in eccellenza meccanica, tutte le migliori inglesi in qualità complessiva, e rendere le Maserati una esperienza unica ed inimitabile. Va bene fino a quando il mondo non si ritira dietro la trincea dell’austerity energetica e delle crisi sociopolitiche della contestazione giovanile.
Improvvisamente quelle dee a quattro ruote desiderate da Vip, Industriali e persino rampolli reali indiani e medio orientali (lo Scià di Persia si recò di persona negli Stabilimenti Maserati per ordinare quasi a livello sartoriale una Maserati personale ed unica) diventarono un problema. E siccome in ogni storia d’amore le date non si contano per la parte di vita vissuta con piacere e passione, ma solo per segnare didascalicamente i momenti drammatici da non ripetere, io stesso da innamorato segno e tengo stretta nel cuore la data di mezzo secolo fa.

La storia del marchio
Dopo l’acquisto della Casa del Tridente da parte di Citroen nel 1969, parallelo all’ingresso di Fiat dentro la casa francese con una quota del 49%, la gestione “pauperistica” di un manipolo di incapaci sotto al cielo di Parigi provoca la rabbia e la protesta dell’innamorato per eccellenza di Maserati, Giulio Alfieri.
Che contro gli algoritmi un poco idioti dei manager francesi (impegnati a configurare modelli nuovi delimitati dalle categorie di vantaggio fiscale della legislazione francese basata su assurdi rapporti tra consumi, cavalli fiscali e cubature dei motori) obbietta e contrappone il suggerimento di fornire alla bellissima Coupè“SM Maserati” un motore V8 da oltre tre litri per consentire alla bellissima di Robert Opron di sfondare in USA, in Medio Oriente, in Gran Bretagna. Ma la stupidità e l’arroganza tipica di un popolo che ancora chiama “Compilateur” il Personal Computer non ha limiti.
Arrivano i francesi in Maserati
E dopo la “SM Maserati” sottopotenziata arriva la assurdità della proposta progettuale da cui far nascere la nuova “Quattroporte II”: e qui solo la pazienza al limite di Giulio Alfieri e la maestria formale di Marcello Gandini riesce a mettere la fatidica toppa sopra un assurdo concettuale: una Ammiraglia del Tridente a trazione anteriore e motore V6 della “SM”.
Che come ovvio non supera neppure la fase di preindustrializzazione e vede la testimonianza storica di una manciata di prototipi completati e ceduti prima che il grande Giulio Alfieri rassegni le dimissioni per vivere nuove e straordinarie esperienze professionali. Per sua fortuna, la baguette dentro Maserati si continua a mangiare ancora per poco (fino a pochi anni fa, si intende) perché la passione per la piadina e per gli affettati modenesi attrae nella Casa del Tridente un Industriale controverso, discusso ma di certo innamorato pazzo della bella meccanica.
Alejandro De Tomaso rileva nel 1976 la Maserati dalle mani della Citroen a sua volta in un mare di guai e debiti lasciata dalla Michelin nella titolarità del Gruppo Peugeot (attraverso un passaggio finanziario graditissimo ai gollisti ma certamente caro alle tasche dei contribuenti francesi…..). Con De Tomaso e l’appoggio finanziario della GEPI (finanziaria di Stato) ritorna la storia d’amore con alti e bassi. Il lancio della serie “Biturbo” e prima ancora della unica ammiraglia presidenziale dopo la Flaminia con “Quattroporte III” derivata dalla De Tomaso Deauville.
Ma anche la unificazione con Innocenti e il trasferimento a Lambrate di parte della produzione; il “Flamegate” di stampo statunitense contro le Biturbo che in America andrebbero a fuoco spontaneamente, ed infine lòa nuova crisi legata al naufragio di tutto il protocollo simbolico e industriale d’Italia dai primi anni Novanta. Niente più Milano da bere, niente più Capitali dello Stile e della moda, niente più santuari nel territorio più motorizzato del mondo. E’ l’ora dei perfetti frigoriferi tedeschi a quattro ruote: gelidi, imperscrutabili ma infallibili e straordinariamente efficienti.
De Tomaso, Gandini, Montezemolo: cuore e passione per far rinascere il Tridente lungo 20 anni
Con l’innato e inarrivabile genio stilistico di Gandini e con il talento ingegneristico dello staff rimasto a Modena i primi anni Novanta sono persino lodevoli e da incorniciare con il canto del cigno della “Quattroporte IV” che alla lunga si è dimostrata una delle migliori della dinastia.
Si arriva alla cessione al Gruppo Fiat, passa un periodo un poco buio e poi grazie soprattutto alla eleganza strategica ed alla lungimiranza di Luca di Montezemolo Maserati torna “grande”. La morte di Agnelli, il disorientamento di tutto il Gruppo Fiat vede persino, e in pochi lo hanno notato e riconosciuto, la Maserati come unico “frangiflutti” insieme al richiamo iconico della Ferrari nel proteggere la Fiat dal maremoto che dal mercato esterno e dalla politica italiana si muove contro.
Marchionne riceve così e si trova a co-gestire una Maserati che è ancora appassionante vedere da quel cavalcavia: MC12, nuova Quattroporte, Ghibli, la Serie GranTurismo e Gran Cabrio; un modello di offerta che si rivolge ai puristi e che scarta volutamente chi si accontenta di Commodity di lusso sportivo offerte dalla concorrenza.
Chi compra Maserati sa di potersi e volersi distinguere e la Casa di Modena è il posto giusto per buongustai di tutto il mondo.
Poi si arriva ad oggi, con le nuove strategie di Stellantis. L’ex timoniere unico che persino Autoprove ha rispettosamente criticato e stigmatizzato non è più sul ponte di comando. Le nuove figure anche protempore si muovono però con vera passione e senso di appartenenza alla Maserati, vero unico e principale gioiello inestimabile da difendere, valorizzare e rispettare nell’alleanza italofrancese.
Sappiamo che sarà così e che Maserati troverà di nuovo il vento favorevole di Nettuno per attraversare il mare della storia.
E spero davvero che questo San Valentino porti alla mente di tutti gli appassionati quel Ponte degli innamorati che, collegando due punti diversi di Modena, circonda una favola contemporanea. Quella del Tridente.
Favola che anche noi di Autoprove, parlandone e continuando a provare l’emozione di raccontare le Maserati alla guida, siamo onorati di poter ancora divulgare.
Buon San Valentino, Maserati.
Da parte di tutti i tuoi innamorati. E, chissà, magari da quel Tuo ponte prima o poi nascerà qualche dichiarazione di amore tra padri e figli o tra innamorati che si vogliano giurare amore eterno sopra un angolo di Paradiso motoristico. Anche questo è amore.
Riccardo Bellumori