Il Gran Premio di Roma: il Derby dei Motori

Un Post da “maniaci Pallonari” come direbbe un ottimo Anchorman radiofonico. Eppure nelle edizioni nelle quali il Gran Premio di Roma si è tenuto entro le Mura Aureliane – ed è coinciso con manifestazioni dirette od ascrivibili a quella che abbiamo conosciuta come “Formula Uno” – ha visto comunque un insolito “Derby dei Colori” molto simile a quello del calcio. Vediamo un simpatico e paradossale resoconto di un evento leggendario.

Gran Premio di Roma F1 – La Capitale del Derby Roma/Lazio, dove si confrontano due combinazioni di colori (giallo ocra e rosso pompeiano in Curva Sud dell’Olimpico; biancoceleste nella tradizionale Curva opposta) potrà trovare un poco eretico questo racconto dell’impossibile, dove tentiamo un parallelo tra la stracittadina del calcio ed un evento lontano nel tempo come il Gran Premio di Roma.

Questo evento motoristico si è tenuto nel perimetro dell’Urbe tra il primo ed il secondo Dopoguerra: le edizioni furono svolte sul Circuito di Monte Mario, di Valle Giulia e Parioli nelle prime tre edizioni tra il 1925 ed il 1927; sul Circuito delle Tre Fontane dal 1928 al 1930, poi due occasioni nel circuito stabile dell’Aeroporto dell’Urbe ed infine tre edizioni (dal 1949 al 1951) sul circuito delle Terme di Caracalla.

Da qui, dopo le ultime due edizioni “para-cittadine” nell’area di Castelfusano, il Gran Premio ha definitivamente traslocato a Vallelunga dal 1963, e la sua ultima edizione nel circuito presso Cesano si tenne nel 1991: nel frattempo, ricordiamo, la corsa aveva perso il collegamento con la Formula uno ed era ormai retrocessa alla Categorie minori (Formula Due e Formula Tre).

I percorsi storici a Roma

Prima di condividere questo assurdo parallelo tra Derby del calcio e motori, caliamoci nell’epoca storica ed immaginateVi turisti del tempo, a sedere un secolo fa sulle tribune in Tubo Innocenti, separati dalla pista da balle di fieno e sacchetti di sabbia:

Come in una rassegna di “Roma sparita” percorriamo insieme i diversi tracciati che hanno attraversato l’Urbe lungo 12 edizioni:

Circuito Monte Mario: 22 Febbraio 1925, dieci chilometri con partenza (sbandierata dalla Principessa Mafalda di Savoia, mica pizza e fichi!) da Viale delle Milizie lungo Viale Angelico, Largo Trionfale, Via della Giuliana, Via Trionfale; il percorso saliva poi per Monte Mario, Camilluccia/Cassia e scendendo verso Piazza Giuochi Delfici toccava Piazzale Ponte Milvio, e da Piazzale Maresciallo Giardino tornava su Viale Angelico e Viale delle Milizie: il vincitore di quella edizione percorse il tracciato a medie prossime ai 100 Km/h, non poco per l’epoca.

Circuito di Valle Giulia e Parioli: causa lavori al condotto collettore del Tevere, la zona del tracciato “Monte Mario” fu abbandonata nel 1926 per un altro percorso: stavolta la partenza avvenne da Valle Giulia, poi Palazzo della Belle Arti verso Via Flaminia, Lungotevere Acquacetosa, Viale Parioli, Viale Rossini, via Aldrovandi. Il traguardo era davanti alla attuale Galleria Nazionale di Arte Moderna, con i box situati tra l’ippodromo di Villa Glori ed il vecchio Stadio nazionale.

L’anno seguente (il 1927) si cambiò un poco il tragitto che fu fatto passare tra Viale Pilsudski, Parco della Rimembranza e Piazza Ankara, per concludere su Viale Tiziano che in quella edizione salutò la vittoria di Tazio Nuvolari.

Circuito delle Tre Fontane: la gara del 1928 si “decentrava” nella zona di Via Ostiense, ma scordatevi l’urbanistica di oggi: i riferimenti “Eur”, “Mostacciano”, “Torrino”, “Decima” sono ancora nei sogni degli Architetti. Ma per non confondervi con le vecchie Mappe dell’Agro Romano parlandoVi di Cava di Pozzolana, Casale Valchetta Rocchi ed altro diciamo che il perimetro dell’epoca (in piena ed aperta campagna) si tenne nel perimetro delle odierne Via Ostiense, Via delle Tre Fontane, Via Laurentina, Via di Decima……Protagonista insolita di quella edizione del Gran Premio fu invece la “Ferrovia Roma / Lido dell’epoca con le fermate “Roma Porta San Paolo”, “Magliana Ostiense ai Mercati Generali”, “Torrino” e “Risario” pronte a convogliare ben 60.000 curiosi giunti da Centro e Litorale di Roma.

Per rispetto degli spazi e dei tempi di Internet, ma soprattutto per rispetto di un circuito spettacolare e straordinario (per l’epoca) come quello del “Littorio” costruito dentro l’area dell’Aeroporto dell’Urbe-Salaria, devo rimandare tutti ai libri di Architettura che descrivono meglio un tracciato straordinario e trascurato, e che rimane più noto per essere stato il secondo tracciato di Pista su strade chiuse, dopo Monza, nella storia d’Italia.

Per cui diciamo solo che dopo le edizioni del 1931 e del 1932 corse al Littorio si torna nell’Urbe vera e propria, dietro al Circo Massimo, dove si festeggia un evento storico: la prima Vittoria di sempre di Enzo Ferrari Costruttore in proprio.

Al Circuito di Caracalla infatti, il 25 Maggio 1947, la Ferrari celebra la sua prima vittoria sotto l’ombra della futura residenza di Albertone Sordi, tagliando il traguardo di Piazza Numa Pompilio dopo aver percorso Porta Capena, sfiorato la Chiesa dei Santi Nereo ed Achilleo, accelerato su via Antoniniana e Via Baccelli, frenato per curvare su Largo Enzo Fioritto e girato per le Mura Ardeatine lungo quasi tre chilometri e mezzo di percorso.

Ma inizia un’altra era in tutti i sensi, dove la Capitale che comincia a trasformare la sua urbanistica e ad affollare le sue strade rischia di soffrire il peso della organizzazione di un evento che a volte bloccava la vita cittadina per settimane.

Ma il problema era anche strutturale: correre lungo basolati e sampietrini delle vie urbane, in mezzo a palazzi distanti a volte non più di 10 metri dalle auto in corsa, cominciava a diventare poco gestibile per monoposto che (come la Ferrari 125 F1 dell’epoca) toccavano i 280 Cv ed i 270 Km all’ora……

Per questo dal 1951 la sede del Gran Premio di Roma si trasferisce al Circuito di Castelfusano: oggi una zona nota per abitudini notturne poco edificanti, ma dovrebbe ancora far trovare nella sua Pineta (forse) una targa stradale denominata “Viale del Circuito”, a ricordo di quando per festeggiare e promuovere il nuovo progetto di “Quartiere dell’Esposizione Universale” fu varato nel 1939 il “Circuito dell’Impero” per una Gara non valida a livello Internazionale. Nel 1954 la Gara si svolse lungo una sorta di elastico allungato nei vialoni a scorrimento veloce tra la Pineta e la Cristoforo Colombo. Ultima volta di sempre, per le vie pubbliche dell’area “metropolitana”, per le monoposto di Formula Uno: infatti dopo la tragedia di Le Mans del 1955 la Federazione Internazionale dell’Automobile decise un taglio draconiano ai circuiti “cittadini”.

Per questo il 1956 è l’ultima volta anche per Castelfusano, dopo di che il Gran Premio di Roma di Automobilismo approda a Vallelunga, neonata Pista inaugurata nel 1957: prima di allora in quell’area c’era un Ippodromo, e sull’anello rimasto si corse la prima corsa italiana del Dopoguerra di auto su fondo di sabbia, nel 1951.

Tanti “derby” in un secolo di Gran Premio di Roma

Il primo Derby dell’epoca (siamo nel primo Dopoguerra) è chiaramente politico tra Stati nazionali: alla prima vittoria delle Bugatti al Gran Premio del 1925, la chiara rivalità franco italiana sfociò nel momento in cui la Banda musicale sul Podio, dopo l’Inno reale, tentò scriteriatamente di suonare la Marsigliese in onore della Bugatti vincente. Fu subito zittita, con modi molto ma molto spicci !!!!

Il secondo indizio da Derby stracittadino è che il Gran Premio di Roma celebra la prima vittoria di sempre della neonata Ferrari, “giallorossa” storica : talmente giallorossa che in un simpatico siparietto su Twitter lo scorso Settembre, quando sull’Account ufficiale la Ferrari motivava la presenza a Monza delle F1 di Maranello con livrea gialla con lo slogan “No red without yellow”, è arrivata la pronta risposta della ASR Roma con il commento “Dal 1927 !!”

E sempre sul versante colori, ed apparentemente non ci ha fatto mai caso nessuno, sulle 12 edizioni del Gran Premio di Roma corse tra il 1925 ed il 1956 – dentro o presso il perimetro cittadino della Capitale – possiamo contare quattro edizioni vinte dalla francese “Bugatti” Type 35, e ben otto divise tra Alfa Romeo, Ferrari e Maserati.

Direte Voi, e cosa c’entra la stracittadina del calcio? Beh, andate a vedere le immagini a colori di Bugatti Type 35, Alfa Romeo P2, Maserati C8 3000 e successive, ed infine le Ferrari…Che combinazioni di colori trovate? Se giocate un poco di immaginazione, il colore nazionale transalpino, è prossimo ad un celeste intervallato dal “bianco/cromo” delle parti non verniciate o cromate della Bugatti; a questo si contrappone il colore rosso nazionale (per l’Italia) marchiato dallo stemma giallo delle Ferrari, oro delle Maserati, e sempre giallo delle Alfa Romeo gestite sia indirettamente che direttamente dalla fine degli anni Venti proprio da Enzo Ferrari

Insomma, su 12 edizioni del Gran Premio di Roma “urbano”, quattro sono “simil” biancocelesti e ben otto sono giallorosse DOC ! E senza voler accentuare il cosidetto “sfottò”, forse i romanisti più incalliti potrebbero calcare la mano riflettendo sul fatto che dopo il trasferimento a Vallelunga il Gran Premio di Roma dal 1964 al 1991 ha denominato solo edizioni per le Categorie minori. Formula Due o Formula Tre.

Quel mio amico radiofonico potrebbe pensare : “Eeee ….sscertooo” :  Vallelunga dista solo 10 minuti di automobile da Formello….

Gran Premio di Formula Uno anni ’80: il pensiero di un “romano de Roma”!!

Una ultima chiosa, se permettete, sulle vicende che legarono un ipotetico ritorno della Formula Uno nel perimetro dell’Eur sia nel 1985 che verso il 2009, trascurando fatti ed antefatti tragicomici che Vi risparmio. Volevo solo ricordarVi le dichiarazioni di un Campione di F1 “romano de Roma”, cioè il compianto Elio De Angelis.

Intervistato da Autosprint in merito alla possibilità di un ritorno della F1 tra le strade della Capitale, il Pilota di Via dei Monti Parioli non scese neppure nella analisi dei rischi e della assurdità di correre tra strade, marciapiedi, tombini e radici affioranti della Roma dell’epoca (che poi è uguale a quella di oggi) ma come suo solito gelò l’interlocutore con una riflessione alternativa e dissacrante, affermando: 

“Io sono romano e so come siamo fatti. Sono sicuro che il Venerdì, alla prima giornata di prove con l’arrivo delle Formula 1 all’Eur, a bordo pista si riverserebbe metà di noi. Ma basterebbe un mezzo allenamento della Roma la Domenica a Trigoria per far andare deserto il Gran Premio”….

Elio, che conosceva bene non solo i romani ma anche  “i polli” affaristi della Formula Uno, dichiarò quello che faceva più paura agli Organizzatori. Altro che sicurezza, ambiente, disagio e traffico. Per paura di un “flop” da quel 1985 di Gran Premio di F1 a Roma non si parlò più per diverso tempo…..

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