Le Auto, il Governo e la supercazzola dei GREEN-ge Benefit

“Berry Watch!!!” esclamo’ Fabrizio, divertito, dietro il Bancone del Bar del Teschio, mentre preparava per l’ottimo avventore russo un caffè corretto. 

Ma ormai quella esclamazione, da non confondere con personaggi del cinema o dei fumetti, era diventata un gioco affettuoso e goliardico di diversi Clienti e frequentatori del Bar di Via Oderisi a Roma ogni volta che vi faceva ingresso il buon Andrea, educato e gradevolissimo signore proveniente dal paese della Steppa: il termine era un gioco di parole costruito per simpatico scherzo sul termine originario pronunciato “Perevodcic” che in lingua russa significa “Traduttore”.

Nei minuti in cui Andrea era nel Bar, il fraseggio con gli altri dialogatori era intermediato dall’uso frequente del traduttore vocale sullo Smartphone, e dunque a turno chiunque voleva parlare con il nostro amico di Nord Est estremo lo invitava così a porre davanti alla bocca dell’interlocutore il telefono con l’app di traduzione attiva. Un modo celere e divertente di sostenere un dialogo altrimenti poco praticabile.

Ma per quale motivo, in quel momento al “Bar del Teschio” si era reso nuovamente necessario “Berry Watch”?

Ebbene, causa di tutto fu un articolo di giornale che come sempre leggeva, assorto e distinto, il nostro amico anziano Giorgio.

“Eeehhh Fabbri’ ???” esclamò volgendo leggeremente lo sguardo verso il Bancone.

“Dimme Giò!!!” ribattè il nostro giovane Responsabile del servizio Bar.

“ ‘Sto Governo nun ne azzecca una. Mo’ hanno pure aumentato le tasse sulle auto dell’Azienda. Elettriche, benzina, Gas, nun ce se capisce gnente. 

Ne avemo fatte approva’ troppe de ste leggi. Ai tempia mia, me devi crede Fabbrì’, in Azienda c’era solo una BMW, annava aNafffta, ma coreva come na spada. 

Mo’ se so’ inventati tutte ste stron….(BIIIP)”. Poi, distraendosi un attimo: “Anvedi quell’ebbete come guida male”, disse con una occhiata alla viabilità che scorreva davanti alle vetrine del Bar.

“Che è successo, Giò?? Che ti ha fatto arrabbiare??”

“Ecco, nun lo vedi” – ed il distinto anziano avventore mostrò a Fabrizio il giornale – “Hanno peggiorato i FRUNGE Benefizzzz” (la perfetta pronunzia anglosassone velata di sfumature romanesche rappresentava sempre un quadretto di pura poesia che non può essere mediata o corretta grammaticalmente).

Il nostro amico russo, richiamato Fabrizio per un caffè corretto, aveva chiesto qualche sintesi dei discorsi precedenti, un po’ per imparare l’Italiano ed un po’ per partecipare al dibattito; ma per il termine “FRUNGE Benefit” gli interlocutori vicini ad Andrea (due signori ed un giovane avvocato seduti vicino) non potevano far altro che ricorrere, appunto, a “Berry Watch”: espresso il concetto in italiano dettandolo a voce sul telefonino, questo riportava in grafico la traduzione perfetta. 

AUTO AZIENDALI

“L’elettrico è una truffa. E’ una questione Karmica, perché l’Ordine Cosmico non vuole e i Governatori del Male cercano di distruggere le anime dalla loro Sede di Andromeda; ma per fortuna i Venusiani che abitano sulla Terra ci proteggono con i Raggi Gamma dalle radiazioni del 5G e dai trigliceridi delle merendine che ci fanno cambiare sesso”, esordì discreto ma sempre magnetico il viaggiatore dell’Iperspazio impegnato fino a poco prima a parlare con la sua caraffa di acqua limone e ghiaccio. 

Non si sa perché affermasse sempre queste cose e quale senso avessero, ma in ogni occasione riusciva sempre a ottenere consensi ed attenzione.

Nel mentre tuttavia faceva il suo ingresso nel Bar del Teschio – proveniente chissà da dove – l’improbabile ed indefinibile avventore Automobilaro proteso a cercare nel salone chi potesse più devotamente offrirgli un caffè, dai tavolini di fuori derivò una esclamazione di disappunto.

“Barman?? Dov’è il Barman?? Mi portate un Cappuccino, perché vado di fretta a fare delle Interviste??”

Non proseguo, per carità e aplomb, nel descrivere il cordiale siparietto che ne è derivato con il confronto tra Fabrizio e la affezionata Cliente accompagnata da un elegantissimo e discreto amico…

Passato il minuto di piccolo battibecco, Fabrizio approfittò dell’arrivo dell’automobilaro per risparmiare una possibile ritorsione fisica verso la Cliente a mezzo vassoio, sia per inserirlo nella discussione dei FRUNGE Benefit.

In realtà l’avventore, in attesa di qualche munifico donatore di consumazioni sospese, aveva intravisto Andrea con cui avrebbe voluto parlare di passione motoristica per UAZ 469, VOLGA GAZ 21 e Lada Niva (prodotti sovietici motorizzati che in realtà l’automobilaro adorava e che l’amico russo disprezzava elegantemente): ma attirato da Fabrizio ed in soccorso dialettico dell’amico Giorgio, si dilettò in una delle sue solite supercazzolespeculative.

“Il Green industriale è simbolo di salute, rispetto, qualità, e dunque progresso. Un po’ come la Pura Lana Vergine, la Pelle delle scarpe, il Parmigiano Reggiano DOP: qui da noi una volta era merce a disposizione del popolo, e con un po’ di risparmio sulle cose inutili che era meglio evitare, ciascuno di noi aveva in dote indumenti 100% lana o cotone lavorato in Europa, scarpe di cuoio eterne, un orologio a carica manuale che non si rompeva mai, una utilitaria per le strade da tenere almeno 10 anni, ed infine pasta vera fatta in casa con le uova del fattore di provincia, formaggio e latte “vero”, frutta vera dal verduraio all’angolo.

Non stava parlando di mezzo secolo fa, quell’indefinibile interlocutore. Stava semplicemente dettando il suo testamento a teste di minchia variamente diffuse nel mondo che avevano perso memoria di quei concetti. E purtroppo la generazione tristemente più idiota era proprio quella a cavallo di chi come lui aveva mezzo secolo.

I cinquantenni “pieni” del 2025 erano rimasti, in generale, l’ultimo baluardo di serietà e rispetto dei tempi di questa inutilizzabile Società. Quelli dai quaranta ai cinquanta erano una generazione divisa equamente tra sociopatici, discepoli di Maria De Filippi e perfette macchine da guerra lavorative, ma dalla coscienza collettiva inesistente; quelli dai cinquantacinque anni fino a ridosso dei settanta erano per lo più degli alieni.

Sotto e sopra vi erano i ragazzi entro i quaranta anni come Fabrizio: generazione alla quale – come era solito dire Giorgio – “Nun glie avevano lasciato un ca…o” e che sapeva di essere nel lato oscuro dell’epoca in cui un futuro potrebbe essere nero oppure non esserci proprio; e oltre vi era la generazione silente e forse avvilita di chi dai settanta anni in su aveva capito di aver costruito un Paradiso sulla sabbia pronto a crollare da un momento all’altro.

Lui, l’interlocutore improbabile, passato per la adolescenza dentro Autonomia Operaia e da sempre antagonista, sapeva rassegnatamente di poter dire le cose vere, e per questo era un emrginato. Ma se ne era fatto una ragione. Osservava, rifletteva, e se poteva dire la sua ripeteva lo stesso mantra: noi europei mediterranei siamo ospiti sgraditi nell’unica parte di mondo dove si vive benissimo. Per questo andiamo levati dai cojoni, come avrebbe detto Giorgio: una popolazione di vecchi senza natalità e soprattutto senza più vocazione produttiva, ma solo rassegnazione al consumo. Entro trenta anni gli europei del Mediterraneo saranno rimpiazzati da giovani mediorientali, africani, indiani e cinesi che ripopoleranno da nuovi residenti questa culla di civiltà classica e latina. Di questo processo era responsabile qualunque Governo a Bruxelles ed a Roma, Atene, Madrid e Lisbona da almeno un quarto di secolo. E Roma non faceva difetto, riempiendosi la bocca inutilmente di Made In Italy inesistente e continuando a lavorare per soffocare manifattura, artigianato, e persino attività rurali. Basta andare a vedere le quote di campi coltivabili che nell’ultimo lustro sono stati ceduti dagli ultimi latifondisti d’Occidente – gli italiani – ad investitori esteri. In barba al povero Adriano Olivetti che diceva: “Caro operaio, tieniti stretto il tuo pezzo di terra, non cederlo mai neppure se dovessi lavorare per sempre in Olivetti”.

Questa supercazzola veterocomunista di un ex fuorilegge dell’Autonomia Operaia era durata una buona ventina di minuti. Fabrizio, capita l’antifona, interruppe la foga oratoria dell’indefinito essere con un caffè della casa, offerto dalla casa e con i complimenti della casa. Come sempre.

A quel punto, ottenuto quanto desiderato, l’automobilaro si concentrò sul “FRUNGE Benefit”.

Secondo lui, questa era una operazione a metà tra il perbenismo del Governo di CentroDestraCentroCentro in piena continuità con quelli precedenti (si finge di abbassare tasse da un lato e si recupera dall’altro) ma da un altro versante era il segnale che la supercazzola Green era finita in tutta Europa e che soprattutto in Italia si doveva correre ai ripari non per l’ambiente, non per i consumatori ma per le Utilities: quelle cadaveriche e mal gestite Compagnie energetiche nazionali, orfane ormai del mercato internazionale dove sono finite a fare le Cenerentole, per spremere soldi necessari a Manager rincoglioniti e raccomandati insieme alle rispettive Segretarie badanti che imperversano nelle Compagnie energetiche. 

Purtuttavia essendo dette Utilities le dispensatrici Bancomat di risorse per il mondo politico che le rappresenta e sostiene, come tali devono essere protette e sostenute, fino al momento in cui, valendo quel poco che valgono, non saranno cedute a valori di saldo alle compagnie “vere” Internazionali francesi, tedesche, inglesi e medio-orientali.

Pensate solo per un attimo se quello zerovirgola di auto BEV presenti in Italia dovesse scomparire del tutto per rifiuto inesorabile di mercato: che ne sarebbe dei soldi pubblici regalati alle Utilities per colonnine ed inutili soluzioni di ricarica che hanno invaso il panorama nazionale? E che ne sarebbe delle maxi tariffe di ricarica? L’interlocutore (di cui abbiamo riportato il pensiero, ovviamente dissociandoci) che continuava a raccontare di questa presunta panoramica da vero complottista, non pote’ che ritenere la norma sui “FRUNGE Benefit” una conseguenza iniziale della tipica fuffa legislativa in corso d’opera a Palazzo Chigi ora ed in futuro: man mano che le immatricolazioni di BEV scenderanno sotto la soglia critica di dignitosa presenza, sarà un continuo di leggi e leggine per obblighi ed adeguamenti da sostenere per continuare a sostenere una domanda inesistente: Noleggi a go-go contrattualizzati da Consip a spese nostre, colonnine di ricarica dentro i cessi pubblici, ZTL gratis a figli e pronipoti di proprietari di auto elettriche e, dulcis in fundo, l’accesso a Centri Storici Urbani solo per BEV privati e per fini commerciali. A vantaggio di chi? Delle Utilities, ovvio. Tanto ci sono i fessi che pagano.

LA MOBILITÀ IN ITALIA

E il FRUNGE Benefit? Beh, quello chiamatelo come va chiamato: un atto di inventiva costituzionale (tassare in modo diverso l’uso libero di un’auto aziendale a seconda del tipo di alimentazione, facendo tuttavia pagare a prezzo pieno senza defiscalizzazione la ricarica elettrica è da fantapolitica) che serve ad alimentare la politica da Soccorso Rosso che anche Palazzo Chigi deve in qualche modo garantire alla mobilità elettrica.

Per cui, chiamiamo tutto questo “GREEN” ge Benefit. Un mondo di leggi fatte apposta per aiutare il presunto Green e non certo i suoi utilizzatori. Ma come detto, Autoprove si è limitato a riportare le farneticanti dichiarazioni di un incerto e misterioso avventore. Che come sempre, bevuto gratis un altro caffè, se ne era già andato via dal Bar del Teschio.

Alla – forse – prossima. 

Riccardo Bellumori

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