La crisi del settore auto: siam pronti alla guerra che Panda chiamò!

Eh Fabbri’????” – esclamò Giorgio, l’elegante ed anziano avventore del Bar del Teschio a Roma nell’entrare d’improvviso nel salone – “Questo so’ tutti str…nnnnnzzzzzi!!”

“Dimme Giò!!” – rispose Fabrizio, sorpreso, dietro il Bancone del Bar ed intento a preparare un doppio tramezzino formaggio, prosciutto, maionese e trigliceridi ad Han Solo, l’affezionato viaggiatore della Galassia che non mancava mai di aggiornare lo Staff sulla posizione in progressivo avvicinamento dei soldati di Vega alla nostra Terra. Doppio tramezzino che, sia chiaro, il cugino prediletto di Goldrake amava mangiare con un cappuccino al latte di soia, più leggero e sano di quello di vacca.

“Put….ne!!!” Urlò braccia al cielo il simpatico e giovane Avvocato non appena sentì la parola “vacca”.

Quella esclamazione, da un po’ di tempo, suonava come un grido di battaglia rivolto verso l’interlocutore di turno al quale il nostro giovane e simpatico amico tornava a rivolgere l’attenzione dopo i primi fumi etilici che di solito lo avvolgevano al secondo sorso di un calice di rosso.

Ma sembra che ci siamo dimenticati del nostro elegante ed anziano avventore, che granitico come sempre, si era avvicinato al bancone con una copia geometricamente conservata del suo quotidiano preferito(nonostante sfogliasse il giornale, Giorgio aveva la capacità di conservarlo perfettamente ripiegato in stile riga, squadra e goniometro) con in primo piano la notizia ferale:”IlGoverno suggerisce: le auto non si vendono? Produciamo armamenti”.

“Ma questi ce so’ nati st…nnnnzzzzi o ce so’ diventati co’ la scuola? Ma te rendi conto? Le fabbriche de armi, qui in Italia, de nuovo”. 

Lui, ultraottantenne in perfetta salute, ricordava bene il periodo di fine guerra ed il primo recupero post bellico, quando (come amava ripetere) “In Italia nun girava ‘na Lira e tutti facevamo de tutto” e dunque il tema era nel suo intimo davvero scottante.

Ed in effetti, la notizia in anteprima, appena veicolata anche sui Social, era di un certo impatto ma soprattutto appariva allarmante: non che l’Italia non fosse Paese industrialmente già impegnato a produrre componenti militari e dispositivi per l’ambito bellico a partire da due colossi come Leonardo da un lato (che affonda le sue radici nel polo pubblico di Finmeccanica) e Beretta dall’altro, forse uno dei primi cinque Marchi privati al mondo capace di rappresentare nella sua storia il simbolo stesso dell’arma da fuoco.

Nel frattempo il Galattoide, in piena fase digestiva dopo i due tramezzini ed il cappuccino, si era inesorabilmente iniziato a cimentare in una delle sue solite supercazzole animistiche ed universali, in grado tanto di abbracciare la costellazione post saturno così’ come la prima traversa su Via della Magliana prima di Villa Bonelli. 

Nelle sue dotte farneticazioni non mancava, il tipo, di includere qualunque lembo di tuttologia, e dunque in meno di cinque minuti, per chi si era spinto a suo rischio e pericolo ad ascoltarlo, “Galatto” Kid regalava richiami alla Bibbia ed ai Serafini, ad Atlantide e Borgata Fidene, alla coscienza intima ed incognita dei gambi di sedano, e persino una serie di innovative proposte per intervenire concretamente nella deriva dei continenti, nella teoria monetaria macroeconomica e nella acidità di stomaco postpranzo. 

Per questo, giustamente, lo Staff del Bar lo stava spudoratamente spingendo all’ubriachezza non molesta, dato che il nostro amico al secondo Sprizz, Gin Fizz, Fish & Chips cadeva in stato semicomatoso stile Bello Addormentato e risparmiava al convitto del Bar una ripetuta sequela di video esclusivi e assolutamente credibili sulle Amazzoni e sulla ripresa in diretta delle Piramidi all’inizio della loro costruzione 3000 anni fa.

A mali estremi estremi rimedi, e Fabrizio stava già approntando una tazza di bombardino superalcolico per stramazzare il nostro ipergalattico, quando per fortuna il richiamo ennesimo ed urlato “Put….neeee!!!” del simpatico e giovane Avvocato non fu in grado di richiamare l’attenzione collettiva proprio nel mentre entrava dalla porta vetrata scorrevole intelligente, ecologica, emotiva, tensioattiva, idrorepellente e non testata dermatologicamente del Bar del Teschio entrava il nostro incerto, improbabile ed indefinibile “coso” automobilaro che rispondeva al nome di “Signor R.”. 

Ormai persino il Bar faticava a definirlo Cliente od avventore, visto che per ogni Euro speso controvoglia il nostro esperto di Auto ne riceveva almeno cinque in consumazioni offerte. 

Il pessimo personaggio era entrato avendo visto la fisionomia di alcuni che potevano più facilmente invitarlo a bere un caffè: appena entrato fu però “arpionato”. “Prendi quarcosa???” gli chiese Giò, in perfetto romanesco trilussiano. Straordinario, con quella interlocuzione si era appena battuto il record di tempo minimo intercorso tra ingresso nel Bar e invito a scroccare precedentemente registrato nel Bar.

Ma il fine del nostro anziano Cliente era molto pratico: avendo visto nel “Signor R.” un potenziale (seppur farlocco) interlocutore di temi automobilistici, lo aveva invitato per una domanda specifica. Nel frattempo il buon Fabrizio, impegnato a dopare il Saturnino Tarantola della Galassia da un lato e dall’altro attento a frenare le esuberanze ormonali dell’amico Avvocato ormai ingestibile già dopo mezzo calice di vino, guardava a “Signor R” come ad un salvatore della Patria capace di sgombrargli di torno il parco avventori che lo impegnavano in dibattiti estenuanti. Ricevuto un caffè offerto con corredo di biscottini della Casa, il nostro automobilaro ascoltò pazientemente le domande di Giòsulle modalità per trasformare in Industria bellica il comparto Auto.

Ovviamente il seguito delle opinioni di Signor R, noto esaltato giovanile di Autonomia Operaia e tendenzialmente antagonista di tutto (persino di sé stesso) è una trascrizione di pensieri di terza persona dai quali l’autore del presente pezzo e persino tutta la redazione di Autoprove si dissociano espressamente e totalmente in anticipo.

Cosa aveva prodotto nella sua testa malata, l’automobilaro?? Beh, ad ampi stralci ci corre obbligo, al fine di allertare il resto della clientela del Bar del Teschio dal contattare gente come lui, di recensire i suoi pensieri quasi come se ci fossimo trovati là accanto a lui.

Signor R, come suo solito per approfittare di guadagnare tempo per ulteriori occasioni di scrocco, aveva cominciato come al solito le sue dissertazioni partendo dalle origini del mondo. 

CRISI SISTEMICA

In questo la sua supercazzola superava persino quella del cugino noVax, NoTax, NoWork, NoRent, Notutt, di Nathan Never (il Galattoide, che nel frattempo si era accucciato sui tavolini fuori nel Gazebo per smaltire la sbornia) e dunque “Signor R” ricordò a Gio’ i fasti di un tempo in cui Isotta Fraschini, reale Marchio aeronavale della Patria, e Fiat riuscirono ad occupare la fase industriale di almeno quattro Marchi Automotive (Bianchi, Benelli, Lancia tra gli altri) e di altrettanti distretti territoriali che patendo la fine annunciata delle produzioni di serie auto-motociclistiche a causa dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale si ritrovarono comunque le linee di montaggio convertite a sfornare pezzi di aerei, blindati, motocarrozzette e dispositivi da armamento. Ovviamente non mancava il contributo di Marchi come Guzzi ed Alfa Romeo cui bastò modificare buona parte della produzione ordinaria per le richieste delle Forze Armate. Ma se questo non vi bastasse, c’erano Piaggio, Agusta, Caproni, Aermacchi, ed altri piccoli e grandi colossi dell’industria di Guerra pronti a garantire volumi industriali che facevano dell’Italia un gigante del Know How limitato solo da un piccolo particolare: la dipendenza dall’esterno per risorse energetiche e per le materie prime.

Fonti accreditate presso il Bar del Teschio dicono che l’automobilaro sorrise a metà tra lo scherno e l’imbarazzo quando aprendo il suo misterioso Computer pieno di X Files, ne mostrò a Giò lo schermo. 

Tuttavia stavolta il ghigno non era rivolto al ricorrente pensiero del sinistro avventore di Sinistra di avere Giorgia Meloni come Premier; ma era causato dallo sguardo di Giò quando il sinistro chiese all’anziano amico: “Vuoi vedere un Jpeg preso dal sito Web dell’edizione On Line del Corriere???”

“Tutte ‘ste str…zate nun c’ereno, e se stava mejo”, borbotto’Gio’ mentre, incuriosito, cominciava ad indugiare su un titolo per il quale l’automobilaro irriverente ed improponibile aveva persino il sospetto che tutto quel che si vedeva nel Jpeg, dal titolo (Industrie Belliche, Meloni accelera sul progetto “segreto”) fino alla firma dell’estensore (Francesco Verderami) e persino sul sito web (Corsera) fosse un mirabile e ben fatto “fake”. Purtroppo, essendo tutto grottescamente serio, da noto eversivo il “Signor R” si era esibito in una furia iconoclasta su tutto quel che lui stesso (e come ripeto il sottoscritto e la Redazione prendono debita distanza…..) riteneva un pesce d’Aprile anticipato. 

Al punto che, neppure frenato dal buon Fabrizio (che temeva che prima o poi il Bar del Teschio sarebbe stato chiuso per attività sovversiva ed antisociale), il nostro buffo e stagionato automobilaro si permise anche richiami umoristici ma assolutamente in linea con il tono semiserio ed involontariamente comico dell’Articolo. 

In questo, supportato ed affiancato dall’Avvocato ormai semi ciucco, il Signor R cominciò a sparare massime e slogan preda di un delirio comico, violentando e trasformando titoli e trafiletti dell’Articolo.

“Spezzeremo le reni a San Marinoooooo!!!”; e per eco di risposta: “Put…neeeeeeeeeeeee!!!”

“Giorgia: il modello PRUSSIANO per non perdere la filiera!!!”;

e per eco di risposta: “Put…neeeeeeeeeeeee!!!”, e così via….

Ora, immagino che anche per Voi lettori questo squallido e vecchio automobilaro rappresenti ormai, lungo questi racconti del Bar del Teschio, un povero emarginato schiavo di un passato tra alcool e depressione. Non era così, ma a lui piaceva apparire così, perché favoriva la generosità del prossimo in quel Bar.

Ma se proprio volessimo spezzare uno stuzzicadenti in favore del povero diavolo, potremmo analizzare dignitosamente e con rigore il pezzo, e pensare che il testo dovrebbe derivare dalla coscienza e dalla visione di una Premier. E qui, un poco di strizza sotto le chiappe dovrebbe prendere un poco tutti noi….

Il PIL della Germania, dice Wikipedia, nel 2023 è stato di 4525,70 Miliardi di Euro, dei quali il 27% deriva dalla produzione industriale dominata da metalmeccanico/automobilistico, estrazione e lavorazione metalli, ottica, elettronica, aeronautica. In parole povere, il Governo tedesco pensa a dare un assetto militare ad una superficie industriale che a regime può produrre valore pari a circa 1.150 Miliardi di Euro all’anno. Secondo un report tutto italiano, di Intesa SanPaolo, il solo settore della “Manifattura” tedesca ha girato su una media di valore prodotto di 143,24 miliardi di euro all’anno dal 1991 al 2024.

AUTO IN PIL

L’Italia ha raggiunto nel 2022 un PIL di 2200 miliardi di Euro, al cui raggiungimento ha partecipato per il 24% il settore della produzione industriale. Dunque il Governo Meloni, al confronto con la Prussia (pardon la Germania) si riferisce ad un potere produttivo industriale nazionale che fattura meno del 45% di quel che fattura l’industria tedesca; e dove, secondo una indagine di “Trading Economics” la manifattura italiana ha prodotto una media di valore in milioni di Euro che paragonata a quella tedesca dal 1991 al 2024 ne corrisponde al 60% annuo. Di che vogliamo parlare? Di modello tedesco ispiratore per l’Italia? Ma per favore.

Ed ecco che, improvvisamente, l’automobilaro preso dal sempre più irrefrenabile effetto involontariamente comico delle note dell’articolo (citando testualmente: “Gli eventi hanno spinto il governo a studiare un piano per agevolare la conversione di una parte almeno delle aziende italiane dal settore automobilistico alla componentistica bellica. È un progetto maturato da Meloni e che coinvolge i ministri dell’Economia, delle Imprese e della Difesa. È la presa d’atto di un cambiamento epocale sotto il profilo economico e internazionale”; oppure: “se «il nostro obiettivo è tentare di mettere in sicurezza i lavoratori» e «la Germania sta riconvertendo in armamenti», preparandosi a spendere duecento miliardi, l’Italia deve adeguarsi per «non perdere la filiera»; ed infine: “«questa sorta di Piano 6.0 può essere già avviato dalle Regioni con programmi di formazione per il personale che sono finanziati dai fondi europei») fu però improvvisamente colto da un improvviso e glaciale ritorno alla serietà. 

Guardando Giò’ con uno sguardo così’ livido, e con una pausa surreale di silenzio al punto da far temere il peggio al buon Fabrizio che stava portando un ennesimo caffè gratuito (pausa che Nathan Never di Via Grimaldi – di nuovo risvegliato ma mai, da una vita, realmente tornato in sé, volle definire un effetto perverso della campagna vaccinale che stava per fulminare il cuore dell’automobilaro….) il “Signor R” sembrò parlare per un minuto solo al vecchio elegante avventore.


“Sai Giò?? Il problema??” e si voltò per un attimo indicando il giovane Fabrizio “E’ che a loro nun glie lasciamo un CA…….O!!” Non so perché lo abbia detto, ma lo ha detto. E dunque, riprendendo, “Signor R” cominciò ad elencare – pensando metaforicamente che la Premier Girogia lo ascoltasse – il decalogo del perfetto riarmamento in chiave “Italia 2025”:

Tre modelli di auto nazionale: Fiat “Panda’ alFronte”; Alfa “Tombale”; Maserati “Quattrobombe”;

Un impegno diretto per la produzione di accessori da Guerra da parte dei comparti industriali e produttivi più floridi ed attivi in Italia: le Schedine “SNAI” blindate ed anfibie per utilizzo in terreni ostili; le unghie finte al titanio per grattare l’acciaio dei carriarmati nemici; il cappotto termico sugli aerei con Superbonus, ed una inedita “Sanatoria Cannoni” per tutti gli obici non dichiarati volontariamente da dopo la seconda Guerra mondiale.

“Dobbiamo vincere. E vinceremo”. L’ambiguo Signor R, terminato il caffè, come sempre se ne andò. 

E come sempre, registrando le sue farneticazioni, noi ce ne dissociamo serenamente.

Riccardo Bellumori

 

 

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