Se Voi foste un Costruttore cinese di auto, oggi potreste ripercorrere a mente il calendario della storia che Vi ha portato ad essere tra i protagonisti mondiali dell’auto elettrica; si, ma a casa Vostra. Nella Grande Muraglia avete probabilmente iniziato l’Automotive dietro licenza di un Costruttore giapponese od europeo, e progressivamente avete fatto la prima esperienza nell’endotermico, convergendo progressivamente verso piattaforme elettriche: in primis come Assemblatori di chassis originariamente motorizzati a termico, un po’ come la nostra Micro-Vett; poi, dopo la grande svolta del Governo cinese del 2001 che ha consacrato la mobilità Zero Emission come la via nazionale per la motorizzazione di massa, avete avviato la vostra gamma proprietaria di auto, o di LCV, o di quadricicli; di certo avrete nel frattempo avviato linee parallele di produzione per accessori e semilavorati per altri settori affini o complementari. E siete così cresciuti.
Se Voi foste un Costruttore cinese oggi sareste uno dei poco più dei cento Marchi nazionali sopravvissuti alla grande mannaia che da prima a dopo il Lockdown ha tagliato di circa quattro quinti il numero di Players censiti dal Ministero competente; e dunque sareste un ottimo sopravvissuto proiettato a soddisfare una domanda interna che comincia a crescere – anche se non proprio esplosiva – strutturalmente e con trends costanti: ed ovviamente la prospettiva di domanda interna sarebbe condotta per la maggior quota da BEV, anche perché l’aumento della domanda di consumi interni in Cina si “pagherà” per il prossimo decennio con una fame di carbone e Petrolio (già oggi, a regime industriale ridotto, la Cina consuma una tonnellata di carbone ogni tre estratte nel mondo, e sul greggio è il secondo consumatore mondiale) perché nonostante il boom di rinnovabili (sul fotovoltaico gli ultimi due anni di produzione e consumi sono stati da record tuttora inavvicinabile da qualunque altra nazione) l’energia restituibile da questo comparto per ora non coprirebbe neppure la metà di richiesta industriale a pieno regime. Dunque sprecare combustibile fossile per alimentare motori endotermici, la maggior parte dei quali Vi costerebbe anche qualche licenza da acquisire, sarebbe davvero una sciocchezza, dalle vostre parti.
Nel frattempo, da buoni cinesi, verifichereste anche Voi che l’epoca d’oro delle Joint Ventures con i Costruttori europei sta per finire, e che il Vostro primo interesse, dopo l’Export, diventerebbe quello della “localizzazione” di insediamenti produttivi: non certo per contenere i costi, che da Voi nella Grande Muraglia sono ancora (per vostra fortuna) omeopatici; ma perché avete capito che per espandere i consumi nelle aree in via di sviluppo (dove le previsioni promettono, se tutto va bene, duecento/trecento milioni di nuovi automobilisti compratori entro quindici anni) occorre fare un po’ di più di quel che hanno fatto gli occidentali.
Occorre essere allo stesso tempo “colonizzatori” senza essere sfruttatori, mecenati senza essere eccessivamente liberali, ma soprattutto occorre sviluppare industria ed occupazione locale per aumentare reddito e potere di spesa.
E dunque, se Voi foste cinesi probabilmente avreste un poco sugli zebedei quegli antichi amici e partner tedeschi che, impertinenti, vogliono ora disseminare di loro industria quell’Africa che pazientemente il Vostro governo ha ristrutturato da almeno quindici anni. E questo rinforzerebbe la vostra sensazione che l’epoca della buona convivenza cino-tedesca è agli sgoccioli.
Ma a parte questo, dopo lo sviluppo del mercato interno di casa vostra, il secondo interesse fortissimo di un cinese DOC rimane l’esportazione.
Si, ma dove esportare le Vostre auto? L’America di Trump, nemmeno a parlarne: anzi, comincereste a vedere con un po’ di allarme eventuali vostri insediamenti produttivi in Sudamerica dove, Brasile e Massico a parte che ne hanno piene le palle di trovarsi in mezzo a Stati sempre e comunque subordinati alla nazione americana, la gran parte dei Governi abbassa la coda cercando di restare simpatici al Tycoon che capelli al vento sembra ormai incontenibile ma sempre più precario e controproducente.
GUERRA DEI DAZI
E se il Vostro mercato, cari (simulanti) Costruttori cinesi, fosse l’India? Sarebbe meglio ripensarci: in fondo, al Governo cinese non è mai stata tanto simpatica; ma l’Asia, al contrario, vi vede come protagonista di riferimento, e dunque prima o poi la congiunzione territoriale avrà la meglio sui “muri” politici e storici: l’India promette da tempo una decina di milioni di immatricolazioni, ma il problema è che la promessa viene di volta in volta rinviata. Dunque la terra di Gandhi rimarrebbe ancora un obbiettivo ma di lungo termine.
Cosa Vi rimarrebbe da valutare, a livello internazionale? Beh, il Giappone scordatevelo, i Costruttori locali non lasciano spazio a nessuno: su tecnologia, brevetti ed elettromobilità il Sol Levante non ha certo timori reverenziali per nessuno.
La Turchia ed il Medio Oriente invece rimangono due mercati a metà del guado: da un lato la Turchia è un ponte verso Europa, sebbene la produzione in uscita da quei confini non sia esente da rischio di dazi maggiorati essendo territorio extra UE; dall’altro lato avrete certo bene in mente le esperienze in chiaroscuro degli altri Costruttori europei che da fine anni Novanta hanno ceduto alle lusinghe commerciali e fiscali di un Paese che nel tempo ha incrudelito il regime politico sempre più sotto le spade della opinione pubblica internazionale; insomma, programmare a lungo termine a quelle latitudini una iniziativa industriale per un Costruttore estero è sempre un gioco al lotto. Medio Oriente? Accomodatevi solo se siete produttori di quadricicli o all’opposto di Target Premium ed esclusivo; altrimenti limitatevi a pianificare la produzione di aftermarket, che anche da quelle parti comincia a tirare.
Ed eccoci qui agli ultimi due mercati di Vostro interesse, senza see senza ma: Europa ed Africa.
Il secondo è ormai l’Eden motoristico del futuro: politicamente promette alla peggio la stessa precarietà e criticità socio/etno/politico/industriale: se non se ne sono accorti i bambacioni europei che vivono dentro al Vecchio Continente, Voi cinesi invece lo avete capito benissimo che la precarietà del sistema democratico a suffragio ha messo sopra gli stuzzicadenti l’assetto sociopolitico europeo.
Dopo la Brexit, che è stata accuratamente promossa da fuori le porte dell’Isola britannica proprio come “Stress Test”(per misurare la tenuta – labilissima – di un ecosistema messo alla prova della esclusione di una delle sue porte comunicanti) e che ha reso la risultante evidente di una Unione metaforica ed arretrata politicamente rispetto alle Nazioni a Governo centrali oppure alle Federazioni (Cina, India, Stati Uniti) che fanno da Benchmark; dopo tutto questo, e dato che la UE è l’unica dimensione territoriale che a seguito delle diverse e progressive “legnate” ricevute (Nuovo sistema commerciale mondiale da fine anni Novanta, guerra al Terrorismo dei primi anni Duemila, il Crack Lehman, la crisi dei debiti sovrani, il Covid) è sistematicamente scivolata sempre più in basso nei numeri di produttività, PIL, Export e natalità imprenditoriale sebbene sia costantemente cresciuta nelle adesioni di Stati Membri (da dodici a ventisette in venticinque anni sono un bel rally di adesioni); ebbene, tutto questo porta la legittima attesa che le prospettive per l’Europa rimangano ribassiste per ancora troppo tempo.
A questo unite, visto che siete cinesi e pragmatici, il fatto che l’Europa prevista sempre più precaria istituzionalmente lo è già dal lato normativo, e non parlo solo dei Superdazi che hanno fatto arrabbiare parecchio il governo di Pechino: parlo della marmellata normativa che Bruxelles è stata in grado di formulare senza la capacità di metterla in pratica. Galleggiano sopra le teste degli automobilisti europei la nuova Euro VII, una riforma seria della BER, lo step di revisione previsto al 2026 della data perentoria di Fit For 55, mentre ancora nessuno sa se nel 2035 le endotermiche potranno ancora circolare.
E per giunta Commissione e Parlamento latitano su regole serie e praticabili su una vera e propria filosofia “Blockchain” da applicare in Europa, e sulla futura circolazione di Cryptoeuro di cui si parla da tre anni senza arrivare a dama.
L’Africa, al confronto, sapete cosa Vi darà nel 2035?? Un mercato unico tra 55 Stati ed 1,2 miliardi di persone di cui il 45% sarà perfettamente in grado di lavorare mentre qui in Europa tra dieci anni avremo semplicemente sempre più vecchi rincoglioniti interessati a finanziare solo esotiche badanti lussuriose e compiacenti da tenere a casa.
Questi abbiamo, non è colpa mia.
NUOVI MERCATI
L’Africa al contrario offrirà persone, salari moderati, Know How sufficiente, risorse prime ed energetiche. Cosa chiedere di più?
Eh, ma il problema è arrivarci in Africa, a meno che Voi, Costruttori cinesi, non abbiate buttato un occhio al mappamondo per accorgerVi che da Lisbona, Gibilterra, Malaga, Catania, La Valletta, Corinto, ed Antalya raggiungere l’Africa è un gioco da ragazzi ed un bel taglio ai costi logistici. Eh, ma come si fa?
Beh, in Turchia già ci siete, come abbiamo detto; la Grecia, nemmeno a parlarne, la “truffa” ellenica sul debito falsato i cittadini greci l’hanno pagata cara e la maggior parte dei territori logisticamente interessanti è già proprietà del Dragone.
Cosa resta? Resta da “lottizzare” le aree europee più vicine ai porti sopra elencati, ed il gioco è fatto.
E se l’Ungheria e la Polonia, l’Estonia, la Slovacchia e la Repubblica Ceca sono già diventate un Vostro target industriale, le dismissioni di massa, del tutto casuali ovviamente, dei Costruttori in Italia e Spagna fanno già prevedere cosa sta per accadere: state per avere migliaia di metri quadri di stabilimenti tecnologicamente avanzati, ben collegati e soprattutto operativi fino a poco tempo fa; insieme l’Europa Vi offre una nuova forma di incentivazione dello sviluppo di impresa. Improvvisamente a Bruxelles hanno capito quanto sia stupido il sistema degli ecoincentivi “alla spina” ma soprattutto rivolti all’acquisto finale; meglio, molto meglio, programmare incentivi alla nuova industrializzazione rivolta alla produzione di mezzi e tecnologie per la ecomobilità. Guarda caso, proprio ora che la presenza in gamma di nuovi mezzi elettrici in Occidente è ai minimi storici – a meno che non si voglia cadere nel ridicolo ed erogare i possibili contributi alla produzione a Marchi come Rolls Royce, Ferrari, Lamborghini, BMW e Daimler.
No, non esiste: l’auto elettrica che serve è quella per il popolo, quella Low Cost a partire da almeno 20.000,00 Euro (alla faccia del Low Cost….); ma soprattutto, diciamo la verità, in un sistema farlocco e corrotto come quello legislativo di Bruxelles l’auto elettrica non serve per l’ambiente, prerogativa alla quale i nostri leggiadri amministratori e rappresentanti in Commissione e Parlamento: no, l’auto elettrica prodotta in Europa serve soprattutto a produrre Carbon Credit da scalare sulla produzione di CO2 di Gamma, con il rischio di pagare multe colossali da parte dei Costruttori.
Con il miraggio e la speranza, nemmeno troppo nascosta, di poter produrre a tal punto numeri legati alle BEV prodotte in suolo europeo, da poter disporre di un tesoretto di Carbon Credits da intermediare e fare cassa.
Per cui, benvenuti in Unione Eutopia, cari amici cinesi: qui troverete stabilimenti pagati dal contribuente e resi liberi dai Costruttori che, guarda caso, vanno a costruire il Nord e Sud Africa il loro nuovo futuro;
benvenuti inoltre in un sistema logistico ed infrastrutturale che il Vostro Governo, piano piano, contribuirà a rendere sempre più evoluto come già accaduto in Grecia e, guarda caso, in Africa;
benvenuti in un’area moderata, temperata, coltivabile e dove la maggior parte della popolazione indigena a breve stirerà le zampette.
Qui, amici cinesi, potrete costruire le Joint Ventures industriali necessarie ai vostri moribondi concorrenti occidentali tra virgolette affinchè gli stessi potranno raggiungere in gamma produttiva BEV comune i Crediti necessari a ridurre il computo di CO2 per il 2025 e gli anni a venire; ovviamente, oltre il settanta per cento di questa Gamma BEV prodotta sarà autoimmatricolata, perché i volumi di produzione non saranno mai smaltiti dal mercato europeo. Il motivo? Voi stessi che produrrete auto BEV di grande serie siete anche i maggiori importatori di vecchie piattaforme endotermiche che con il supporto del vecchio e ormai palloso GPL diventano improvvisamente a norma di Euro 6e; e domani per raggiungere l’Euro VII basterà probabilmente sommare un impianto Mild Hybrid.
Non è difficile….Lo fanno già gli europei! E così nel 2035 il ritorno prepotente di linee industriali Ibride Diesel, Benzina+Etanolo e Gas obbligheranno Bruxelles a tornare sui suoi passi e prorogare la produzione endotermica; e a questo punto, con una domanda di ritorno di auto endotermiche, sarà più che logico prendere quel fiume di BEV autoimmatricolate e spedirle in Africa; e tutto mi fa pensare che se in Europa permarranno vecchie piattaforme endotermiche “ripassate” a Gas, quelle BEV che arrivano per sbarcare in Africa sono a loro volta vecchie piattaforme Elettriche delle quali in Cina non sanno piu’ che farsene.
Un poco come scooter e monopattini da Sharing arrivati a milioni in Europa dall’Asia, una vera e propria maxitangente della quale, per carità di Dio, meglio non fare cenno.
Meglio, molto meglio, rottamare quei milioni di scooter e monopattini da Sharing per togliere ogni traccia…Tanto non sono neppure targati…
Ecco perché, oggi, aver perso tempo nell’elettrico qui da noi è stato e continua ad essere un affare.
Riccardo Bellumori