L’Endotermico è come il colesterolo: c’è anche quello buono

Al Bar del Teschio, ormai, si cominciava ad annusare l’incipiente primavera in arrivo. Febbraio volgeva al termine.

Si iniziava dunque con tempismo usuale a dismettere le ghirlande natalizie, mentre persino il buon Giorgio aveva lasciatol’abbigliamento più pesante per ammirare dai tavolini all’esterno una Via che lui amava in modo spassionato nelle sue prospettive e nelle persone che percorrevano quel tratto di marciapiede. Il Gazebo esterno al locale mostrava sempre più spesso il suo “tutto esaurito” e regolarmente la Signora dal balcone dirimpetto elargiva sui gruppetti di consumatori sane e fresche docce di acqua dall’innaffio delle piante.

Dentro il locale, dove regnava sempre una calma olimpica e dove tutto scorreva serenamente, il buon Fabrizio stava allestendo sul bancone uno dei tanti dispositivi indispensabili che non potevano mancare dentro un bar moderno: un demolecolarizzatore ad impulso laser in grado contemporaneamente di fare la schiuma ai cappuccini, di affettare il salame per i panini e che ben indirizzato poteva accendere le sigarette a distanza. Ma per fortuna nessun avventore ne aveva preteso dimostrazione. Nel frattempo il Giubileo cristiano offriva assaggi di turismo in crescita con il passaggio di turisti stranieri dalle richieste più surreali: chi chiedeva zuppe, chi menù esotici, chi semplicemente testava la sua capacità di resistere alle sbronze di birra….

Aveva iniziato a frequentare quel luogo anche un simpatico ed affabile uomo russo, Andrea, che allenava il suo studio dell’italiano dialogando amabilmente e nei limiti del possibile con l’ottimo Fabrizio.

Il dibattito sul mondo auto, nel frattempo, era stato avviato dal “Signor R”: un personaggio ambiguo, indefinibile, senza tempo che aveva iniziato a frequentare il Bar e su cui si erano iniziate tante dicerie e leggende: chi lo vedeva come un finto povero, chi lo vedeva come un finto ricco, chi ne conosceva l’ambito lavorativo e chi era convinto che in realtà fosse un farlocco totale.In mezzo si trovava lui, brutta persona tendenzialmente mirata ad approfittare sempre dell’altrui cortesia. 

Ma stava arrivando il tempo di cambiare, e dunque anche per il “Signor R” si approssimava il momento a partire dal quale sarebbe rimasto solo un vago ricordo per il bar del Teschio, dissolvendosi senza far capire, come era appena accaduto, nà da dove veniva né dove era diretto per la tappa di vita successiva.

In questo aveva suscitato anche una certa invidia da parte del raider ipergalattico che, prima dell’arrivo del Signor R, amava affascinare le platee sulla presenza dei rettiliani qui sulla Terra e che, in un eccesso di furore, aveva definito l’indefinibile interlocutore un Robot alieno animato dalle forze del male. 

Più che spinto da forze oscure del male, il nostro era invece semplicemente frenato nella spinta a ricorrere al portafogli: la recitazione di storie automobilare alla platea del Bar del Teschio aveva fruttato nel corso di quasi due anni un inventario sommario pari a 550 caffè offerti, dodici chilogrammi di snack e pasticcini scroccati, vedendosi persino invitato in poche occasioni di ora di pranzo; a fronte di questo il nostro aveva impegnato al massimo un esborso di quattro o cinque euri al mese per tutto il periodo.

Tuttavia, volendo astrarre da questa sua pessima indole, “Signor R” aveva saputo portare dentro al Bar un punto di vista diverso, non comune e certamente temprato da anni di rapporti ed attività nel mondo dell’auto. E nel corso del tempo, tra simposi e scambi di opinioni più ristrette, aveva saputo creare tra gli avventori di Via Oderisi:

Una coscienza di autodifesa dai Dealer e dalle magagne che si possono verificare nell’acquisto di auto nuove o usate;

Una rivalutazione di quelle che sin troppo superficialmente venivano e vengono chiamate “auto vecchie” sulle quali il nostro aveva attivato dei focus di piccolo approfondimento e riflessione;

ma soprattutto la speranza del nostro avventore di chiare origini liguri voleva essere quella di aver in qualche modo fatto re-innamorare la platea della storia bistrattata ma davvero unica del motorismo italiano, una dimensione che non aveva uguali al mondo e che, persino a Roma, aveva avuto ed aveva ancora delle parentesi di eccellenza: la vecchia e nuova Giannini sulla Magliana, la vecchia “Puma” di Adriano Gatto sulla Tiburtina, la storia straordinaria di Piero Taruffi, senza dimenticare che persino la Lambretta Innocenti aveva visto i suoi natali a Roma, quando Don Ferdinando stava aspettando la ristrutturazione dei capannoni a Lambrate.

Insomma, un ambiente centrato sul secolare confronto tra “ ’a maggica ” contro “ ’a Lazio” si era colorato di nuovi temi.

Su tutto, il nostro improbabile avventore aveva squarciato il velo della superficialità e della ignoranza indotta sul mondo delle auto elettriche. 

E su questo aveva reso la platea del Bar del Teschio capace di capire quale fosse l’algoritmo commerciale furbetto che i Costruttori, nessuno escluso, avevano adottato per scongiurare la sempre più probabile frana del sistema commerciale auto pre-Crack Lehman: in pratica aveva argomentato con dovizie, dal suo punto di vista, gli elementi che rendevano le “pandemie” avvenute lungo venti anni non già delle improvvise sventure ma piuttosto un dispositivo atto periodicamente a “stappare “ la pentola a pressione delle economie mondiali sempre più in relazione tra loro.

FINANZIARE L’AUTO

E così come il crack Lehman aveva sfiammato la ebollizione del sistema finanziario del credito a pioggia che aveva creato un mare di possibili incagli; così come il DieselGate aveva provvidenzialmente stoppato la guerra sanguinaria e senza vincitori dei Costruttori nel mondo del Gasolio; così come infine il Lockdown aveva “resettato” il D-Day da cui far ripartire ed alimentare la domanda di liquidità “virtuale” (e-payment, nuove criptovalute, e tanta tanta finanza “green”); ebbene, l’ultimo atto che l’elettrico poteva generare dopo aver sovrinteso ad un quindicennio di catastrofi forse neppure tanto inattese era quello più scenografico: togliersi di mezzo. 

Noi di Autoprove tuttavia ci eravamo arrivati molto prima di “Signor R” a capire tutte queste cose. I nostri redattori ed articolisti, a differenza del folkloristico narratore da Bar, avevano già smascherato il cosiddetto settore della rivoluzione elettrica che, in Occidente, non sarebbe mai stata monopolista o maggioritaria. Musica diversa in Cina, Africa, Asia e (forse) India; là le esigenze di creare da zero un mercato nuovo per una domanda prevedibile di complessivi 300 milioni di nuovi automobilisti in circa 15 anni hanno inclinato la bilancia sull’elettrico: possibilità di piattaforme proprietarie senza vincolarsi a diritti o licenze di terzi; un patrimonio di risorse naturali (energetiche, territoriali, di materie prime e commodities) senza pari in grado di servire la ricerca sulle fonti di alimentazioni; ed infine il “backup” garantito di volumi di endotermico nuovo (su licenza originaria) od usato (è il caso dell’Africa dove arrivano da 2,5 a 4 milioni di auto usate da Europa e Giappone)  hanno creato il presupposto per lo start up di una mobilità elettrica estesa, che tra l’altro in Cina si è diffusa all’inizio attraverso l’allestimento di scocche originariamente endotermiche provenienti da Occidente. 

Strano che nella letteratura di settore nessuno abbia mai sottolineato questo, e cioè che l’inizio della mobilità elettrica di  massa in Cina è simmetrico alla prevedibile “fine” della cosiddetta rivoluzione elettrica in Europa, quando la diffusione di elettrico di basso costo avverrà solo attraverso la conversione delle endotermiche di origine con Kit Retrofit. Su questo concordiamo noi di Autoprove.it con il fatidico “Signor R”.

Ma se questo è il futuro in Cina, Asia, India, Africa, come mai l’Europa si è incartata sulla illusione di “Carbon Zero” e sulla presunta rivoluzione della ecomobilità e per risposta l’America di Trump ha sprangato le porte ad una dimensione del mercato BEV che, se possibile, è stato finora persino più asfittico di quello europeo? 

Il motivo è semplice: onorando il suo professore di Liceo Classico, Antonio Di Cicco, il fatidico “Signor R” aveva sentenziato che i vasi comunicanti nel mondo commerciale stavano cominciando a richiudere i coperchi, e che tra i primi mercati a subire l’effetto della compressione dei mercati e dei sistemi a “Continente Zero” (cioè dei sistemi industriali e di scambio basati su autosufficienza, Blockchain e prospetticamente sulle nuove piattaforme Cripto).

IL FUTURO ELETTRICO

Mentre intanto il “Signor R” aveva fatto il suo ingresso per le ultime volte dentro al Bar del Teschio, si era appalesata una coppia di simpatici avventori capaci di avviare colloquiiinterminabili sulle tematiche più futili: ed in questo senso “Signor R” pativa l’effetto ipnotico dei due rallentando cadenza e verve emotiva. 

L’unica risorsa invocata dal buon Fabrizio, cioè l’amico storico Simone, era da qualche tempo assente; e dunque in un pomeriggio di assise pubblica con la platea del Bar il nostro “Signor R” trovo’la presenza insperata e provvidenziale di colei che era capace a sua volta di attirare attenzione e di sollevare dibattiti: la giornalista professionista che aveva avviato un referendum sui probabili vincitori di Sanremo. Come sempre il corredo di capacità oratoria, estrema cultura e ottimo aplomb unito ad una innata brillantezza aveva saputo accendere un poco l’interesse dell’uditorio. Ravvivato dall’ingresso della professionista dell’informazione alla quale lui stesso tendeva ad ispirarsi, “Signor R” aveva ripreso colore e motivazione, continuando a dissertare sulla tematica delle auto BEV: che secondo lui erano un po’ la trasposizione reale delle favole di Esopo sulla volpe e l’uva e delle novelle di Bertoldo. 

In effetti il messaggio ridondato per anni dal comparto degli elettrofili è stato abilmente costruito secondo un ping pongorganizzato ad hoc per allontanare progressivamente lo spettro della elettrificazione di massa: questo ricordava un poco, all’attempato “Signor R” l’opinione del caro vecchio Enrico Berlinguer che soleva ritenere illusoria “la possibilità di governare l’Italia con il 51% dei voti; insomma, anche il settore BEV insinuava costantemente di riconoscere la sua ragion d’essere nel solo monopolio totale della mobilità, ed infatti la aleatorietà del concetto si era appalesata in diverse occasioni in Europa: nell’intentata importazione della “Tata Nano” del 2009 (prezzo di partenza 1.800,00 Euro in India) che avrebbe diffuso in modo importante l’elettrificazione di massa; nella imponderabilità dei motivi seri e reali che hanno impedito la strutturazione di J.V. estese tra Costruttori europei diversi per la realizzazione di piattaforme comuni (a differenza di quel che era accaduto ordinariamente per le endotermiche); ed infine nella ricerca, da parte dei Players di mercato, di obbiettivi sempre più irrealizzabili per poter basare il proprio successo sul mercato. 

Conseguenze? I Costruttori hanno regalato a Testa per Carbon Credits miliardi di Euro distratti da investimenti di Gamma BEV, hanno evitato per anni di importare in Europa i prodotti delle Joint Ventures attivate a pioggia in Cina, ed hanno serenamente continuato ad aumentare margini operativi nella prosecuzione di gamma endotermica addizionata di architetture ibride. Ha senso tutto questo? No, ed ovviamente si potrebbe, analiticamente, spiegare cosa avrebbe portato ai Costruttori il contrario di tutto questo: diffusione di auto BEV in Europa, riduzione dei margini sulla produzione endotermica, riduzione del fatturato aftersales, interruzione dei rapporti di licenza con gli IAM su componentistica aftermarket, rivoluzione obbligatoria per reti vendita ed aftermarket convenzionali, criticità nel contesto delle garanzie e delle esperienze legate al ciclo di vita di batterie e di architetture BEV sulle quali gli OEM hanno sinora storicità zero. 

Insomma, BertoldOEM sino ad oggi ha evitato di impiccarsi con le sue mani. E per fortuna le bufaleEV sono diventate evidenti per tutto un popolo di potenziali acquirenti che hanno ricominciato a guardare con fiducia nelle endotermiche.

E quindi? Beh, quindi questa ultima storia dal Bar del Teschio merita di essere diluita in più puntate. 

Alla prossima!!!

Riccardo Bellumori

Redazione
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