Eccoci di nuovo ad un nuovo incontro al Bar del Teschio, cari nostri due lettori di Autoprove.it: un appuntamento periodico che in finale di settimana e soprattutto al Sabato trova l’incrocio di avventori che durante la settimana capitano di rado e che animano il weekend del Bar di storie e di varia umanità.
Da tempo il nostro narratore indefinito, l’automobilaro dalla variegata esperienza e dalla sedicente ma francamente dubbia competenza, aveva iniziato a frequentare quella porzione di mondo affacciato su Via Oderisi a Roma, e dal suo arrivo il dibattito tematico sul mondo dell’auto si era sensibilmente impossessato di una piccola fetta dell’uditorio ordinario.
Da qualche tempo, insomma, quello strano avventore (per comodità cominciamo a dargli un nomignolo: Signor “R”) aveva sollevato un sipario su temi e argomenti a metà tra l’attuale e la leggenda, riuscendo nel contempo a creare un gruppetto di “benefattori” che nel dialogare con lui si erano adeguati al “gettone” concordato per attivare e rendere più partecipato il dibattito: il gettone consisteva in un ottimo caffè offerto al Signor “R” in cambio dei racconti automobilari che quest’ultimo sapeva confezionare.
Si era dunque arrivati ad un pigro Sabato pomeriggio di inizio Febbraio, in quella sfera climatica in cui la Capitale è una scommessa sospesa tra lo scenario di un assaggio di soleggiata primavera oppure all’opposto un rovescio di inverno imprevisto e non gradito; per fortuna l’Urbe stava offrendo la prima opzione e dunque il nostro “R” sedeva al di fuori del locale chiuso, dividendo il tavolino con la nostra prima stella Giorgio.
“Eh Fabbrì’???” esclamò come usualmente faceva il distinto signore in perfetto romanesco.
“Dimme Giò’!!!” – rispose come in un canovaccio il buon Fabrizio che curava la gestione in solitario dal primo pomeriggio fino alla sera – “Cosa ti porto? Solito orzetto??”
E così, mentre il nostro “R” sorbiva già anticipatamente il suo caffè nella ottimistica prospettiva che qualche avventore amico glielo avrebbe saldato sollevandolo dall’incombenza, Fabrizio portava a Giorgio un salutare orzo. E fu a quel punto che “R”rischiò seriamente – per il suo modo ionesco e coglionesco di relazionarsi e di essere teatrale – di giocarsi i bonus che pazientemente il giovane Crew del Bar del Teschio aveva deciso di attribuirgli, e che spesso il nostro bizzarro essere rischiava di bruciare con modalità altrettanto bizzarre.
In un pomeriggio di fuoco, passato a servire tutti i tavoli, a rispondere ai diversi clienti, a preparare/servire e battere scontrini, mancava solo la domanda un poco idiota che “R” gli pose, appena scorto l’orzetto di Giorgio.
“Eh Fabbri’????” – ma stavolta era “R” e non il nostro adorato anziano e distinto amico ad esclamare – “Ma…..Costa di più il mio caffè o l’orzetto di Giorgio?”
“A te che importa?” – ribattè Fabrizio – “Tanto più spesso non lo paghi, il caffè!!!”
“Si, va bene”- sospirò per nulla colto di sorpresa il tamarro ed indefinito “R” – “ma se mai un giorno volessi provare l’emozione di pagarlo, costerebbe di più o di meno dell’orzo di Giorgio???”
“Ok. Costa di più l’orzo” – sospirò a sua volta Fabrizio – “e quindi???”
“Dunque, vale per i Bar il capitolato che vale per le auto ecologiche: fanno più bene all’ambiente, e dunque costano di più perché le endotermiche inquinanti che nessuno vuole più costano sempre un poco meno. No? Allora, ecco perché i Governi e la UE hanno varato gli Ecoincentivi per permettere alle persone di buon senso di comprare le auto ecologiche lasciando stare quelle endotermiche. Giusto???”
Fabrizio, un poco disorientato, temeva di rispondere alcunchè; il nostro dimesso narratore, infatti, aveva preso il vizio di modellare ogni tema ed ogni risposta del bravo giovane a suo unico e materiale vantaggio: sconti, sgraffignamenti e favori vari erano la penale da pagare quando distrattamente qualche galantuomo si confrontava con il bieco “R”. Comunque, preso per stanchezza, Fabrizio rispose incerto : “Si, ok. E dunque?”
“Dunque, se è vero che l’orzetto di Giorgio fa più bene alla salute rispetto al caffè che bevo io, per favorire sia Giorgio nella sua abitudine che me nel passaggio dal caffè all’orzo, Tu Fabrizio dovresti inventarti un Orzoincentivo. Semplice”.
La risposta non proprio amichevole e composta del giovane Fabrizio si spense un attimo prima di essere esclamata con conseguente eco per tutta Via Oderisi. Tuttavia la questione “Ecoincentivi” colpì un altro avventore storico e benvoluto del Bar del Teschio: Paolo. Che da tempo aveva una domanda da fare sul tema.
“Scusi Ingegnere….” (così Paolo appellava “R”) “Ma ‘sti Eco ‘ncentivi a che servono? Come se pijano???”
Anche Paolo era tra gli ultimi discepoli del dialetto romanesco più tradizionale e, romano verace, era allo stesso tempo debordante ma di grande cuore e affabilità. Si, avete capito bene: quel Sabato il caffè di “R” fu a carico suo. Ma tornando in tema Ecoincentivi, il nostro “R” cercò di spiegare a Paolo vita, morte e miracoli dei Bonus governativi e – sorpresa – più ne parlava e più egli stesso chiariva alla sua comprensione che gli Ecoincentivi erano sempre più in realtà degli “Spr-ECO-incentivi” il cui effetto distorto e pernicioso era persino maggiorato nella categoria delle auto BEV rispetto a quelle endotermiche. E nel corso della chiacchierata con Paolo, Giorgio ed altri avventori del Sabato sera che si approssimavano, “R” fu ancora più didascalico.
IL MIRAGGIO DEGLI INCENTIVI
Lui che aveva venduto diverse auto al tempo degli incentivi Rottamazione statali o del Costruttore, sapeva già che quella formula serviva soprattutto a smaltire una massa di auto pronta consegna full optionals che veniva in gran parte finanziata e soggetta a piano di sostituzione programmata. I problemi per il mercato non derivarono dallo strumento del c.d. “Ecoincentivo rottamazione” ma dalla guerra dei listini al ribasso e dai valori garantiti per il Remarketing: una Mix davvero esplosiva che non sfociò in default solo grazie al Credit Crunch conseguente al Crack Lehman.
Ma per un sistema tossico generante listini in ribasso costante e costi sempre maggiori di remarketing, come quello del mondo auto pre-2007, il contraltare ugualmente tossico secondo “R” era proprio nella struttura degli Ecobonus governativi erogati in base alla soglia emissioni e per una percentuale del prezzo di acquisto.
Cosa faceva storcere il naso ad “R”? Diverse cose, tra cui:
– L’effetto notizia che, dato come noto da tempo lo schema di erogazione, faceva già prefigurare a Dealer e Consumatori la serie di opzioni commerciali più favorite dalle misure incentivanti;
– Lo stimolo insito nella erogazione degli Ecoincentivi alla commercializzazione di BEV sempre più care e per questo più favorite dal sistema di incentivazione;
– La spirale di rialzo periodico dei prezzi che se da un lato incideva sull’aumento dei listini dall’altro tuttavia garantiva una crescita altrettanto simmetrica dei valori di offerta e di quotazione e stima delle auto usate;
– infine, lo schema di erogazione degli Ecoincentivi era da diverso tempo talmente idiota, secondo “R”, da favorire senza discrimine o riserve più che logiche più il cosiddetto “Autoconsumo” (autoimmatricolazione per vendita nel mercato usato oppure immatricolazioni da parte di “Captive” per Noleggio, Flotte e fornitura P.A.
Risultato: secondo il nostro “R” il mercato drogato rende effetti inesistenti sul clima e ambiente, contro una pioggia di denari pubblici che invece che diffondere le BEV centralizza su pochi pezzi dal costo proibitivo e tuttavia, ovviamente, destinati a chi ha più possibilità economiche la maggior parte dei Budget; una partita di giro fiscale a vantaggio di Dealer, costruttori e Noleggiatori che con lo stimolo della autoimmatricolazione delle auto incentivate pagano meno le proprie stesse auto che (per inciso) in molti casi vengono contabilizzate come mezzi e costi strumentali fiscalmente deducibili; salvo che poi nessuno può a priori garantire che queste autoimmatricolazioni finiscano nel circolare in Italia;
ed infine il paradosso che persino la P.A. – erogatrice su mandato popolare dei soldi dei contribuenti – si può avvantaggiare di sconti pesanti derivanti da ecoincentivi applicati su mezzi sostanzialmente pagati dagli stessi contribuenti. Ci può essere modello di incentivazione più idiota e inutile di questo???
Insomma, come intelligentemente si espresse Paolo, questi non erano Ecoincentivi ma “SprECO- incentivi”.
Verissimo, Paolo, e come è vero che la tua definizione geniale era arrivata come si suol dire a fagiuolo: infatti “R” aveva appena terminato di sorbire il suo caffè gentilmente offerto e, alzatosi dal tavolino, si congedò dileguandosi rapidamente, verso chissà dove……
Riccardo Bellumori