Crisi Volkswagen: chiude gli stabilimenti in Germania?

Nel tentativo di tagliare i costi e razionalizzare le spese di fronte alla crescente concorrenza delle case automobilistiche cinesi, la Volkswagen sta valutando la chiusura di fabbriche in Germania per la prima volta nella sua storia.

In una nota diramata ieri al personale, la casa automobilistica tedesca ha dichiarato di non poter escludere la chiusura di impianti nel mercato interno o la fine del programma di sicurezza occupazionale, in vigore dal 1994, che impedisce la riduzione dei posti di lavoro fino al 2029. Secondo quanto riportato da Reuters, tutte le misure sarebbero state discusse con il consiglio di fabbrica.

Una revisione da parte del consiglio di amministrazione della società ha stabilito che i marchi di Volkswagen AG necessitano di una ristrutturazione completa. “Nella situazione attuale, non è più possibile escludere nemmeno la chiusura di stabilimenti per la produzione di veicoli e componenti”, ha dichiarato la società nella nota.

LA SFIDA DALLA CINA

“L’industria automobilistica europea si trova in una situazione molto difficile e seria. Il contesto economico è diventato ancora più difficile e nuovi concorrenti stanno entrando nel mercato europeo. La Germania, in particolare, come luogo di produzione, sta perdendo terreno in termini di competitività”, ha dichiarato Oliver Blume, CEO del Gruppo Volkswagen.

Volkswagen sta valutando la prima chiusura di uno stabilimento in Germania per ridurre i costi, con l’obiettivo di risparmiare 10 miliardi di euro entro il 2026.

Il marchio Volkswagen, che fornisce la maggior parte delle vendite totali della casa automobilistica, sarebbe il primo dei marchi del gruppo a subire una riduzione dei costi, con l’obiettivo di risparmiare 10 miliardi di euro entro il 2026, nel tentativo di razionalizzare le spese per sopravvivere alla transizione verso i veicoli elettrici.

Il consiglio di fabbrica dell’azienda ha giurato che opporrà una strenua resistenza ai piani del comitato esecutivo. Ha aggiunto che la casa automobilistica considera obsoleti un grande stabilimento di veicoli e una fabbrica di componenti in Germania. In passato gli analisti hanno indicato i siti produttivi di Osnabrueck, in Bassa Sassonia, e di Dresda, in Sassonia, come potenziali obiettivi di chiusura.

Il capo del consiglio di fabbrica Daniella Cavallo ha dichiarato in un’intervista sull’intranet della Volkswagen che la direzione dell’azienda ha preso “molte decisioni sbagliate” negli ultimi anni, tra cui quella di non investire nell’ibrido o di non essere più veloce nello sviluppo di veicoli elettrici a batteria a prezzi accessibili. Cavallo ha affermato che, invece di chiudere gli impianti, il consiglio di amministrazione dovrebbe ridurre la complessità e sfruttare le sinergie all’interno del gruppo.

Nel frattempo, il sindacato IG Metall ha definito l’annuncio una decisione irresponsabile che “scuote le fondamenta” della Volkswagen, il più grande datore di lavoro industriale del Paese e la prima casa automobilistica europea per fatturato. L’azienda non chiude uno stabilimento dal 1998, quando chiuse un impianto statunitense a Westmoreland, in Pennslyvania.

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