Da Livorno a Le Mans: il Diario dell’impresa di Giotto Bizzarrini

Estate, forse tarda estate del 1963: magari è anche un Sabatomattina, giorno ideale perché “Giotto” si faccia trovare, dopo una settimana passata alla “Iso” a Bresso, dalle parti di casa sua, a Livorno.

Si distingue il classico rumore di saracinesca, in una sorta di “chiostrino” tra due palazzi in Via Ippolito Nievo, tra il civico 106 ed il 118, dove oggi si trova un carinissimo Bar d’angolo e poco distante un monumentale Iper del Lidl : a quel rumore di saracinesca i residenti che affacciano con i propri balconi e finestre in quel chiostrino sono ormai abituati, dopo mesi in cui la “Autostar” (così recita l’insegna in vetrofania in alto sull’ingresso) ha deciso di accompagnare la vita quotidiana con un concerto costante di rombo di scarichi potenti e di motori ben preparati da lui, il “Giotto” da Quercianella.

Da quella “Autostar” escono spesso dei veri e propri demoni a motore, quasi come fossero su una rampa di lancio verso il Viale. 

Ma quello che gli osservatori stanno per vedere quella mattina di tarda estate, lascerà un segno profondo e indelebile su di loro e sulla storia dell’auto. Ma facciamo un salto avanti…

20 Giugno del 1964, è un altro Sabato di sessanta anni fa: dallo Start numero 32 della celebre, popolarissima ed iconica “24 Ore di Le Mans” parte per la prima volta una vera e propria “belva”: è rossa, bassa, attraente e muscolosa. 

Ha un bel numero “1” in campo bianco e promette di dilaniare l’asfalto. 

E’ spinta da un V8 Chevy da 5,4 lt. per 400 cv; ma soprattutto è spinta dal vento marino che soffia molto più giù di Le Mans. Ha un nome un poco “criptico”, a primo contatto: Iso A3/C

Iso, perché nasce nell’ambito del rapporto tra Giotto e la “Iso” di Bresso; “A” come Autostar; “3” perché quella belva è in ordine di protocollo il terzo progetto avviato dal geniale livornese da Professionista autonomo; ed infine quella “C” finale che ne distingue il DNA “corsaiolo”.

Perché quella belva rosso corsa che morde l’asfalto a Le Mans è anche quella che ha fatto tremare i muri portanti delle due palazzine di Via Ippolito Nievo, dalla cui autorimessa “Autostar” nell’estate dell’anno prima quel mostro satanico ha fatto urlare a pieni polmoni gli otto cilindri del suo motore Chevy.

Il vento forte di Livorno, dunque, è il condimento base per quelmoderno Efesto, pronto a modellare – secondo le linee d’aria“amiche” – quelle forme; e lui (Efesto) è un vero genio leggendario: Giotto Bizzarrini.

La creatura ha cuore, muscoli e indole livornese anche se porta il marchio di Renzo Rivolta, un Industriale illuminato e coraggioso di Bresso (vicino Milano). 

Nel suo Staff ha voluto un vero “Guru” del settore, capace persino di rivoluzionare la tradizione a Maranello pochi anni prima, gettando le basi per la leggendaria “250 GTO”. 

Giotto è l’ideale, chiamato come Consulente a fianco di Pierluigi Raggi per delle Supercar che nell’ambizione di Rivolta devono sfidare le Ferrari sulla strada ed in Pista, dove quella pestifera IsoA3/C è curata dalla neonata “Scuderia Bizzarrini”.

Tutto parte da quella ex Autorimessa di Via Ippolito Nievo a Livorno: c’è ancora, se Vi affacciate all’altezza del civico 112, e se chiudete gli occhi sentirete ancora la eco di motori che urlano e gomme che stridono. 

Qui è nato quel mito rosso fuoco nella tarda estate del 1963.

Nessun macchinario speciale dentro quella prima sede marchiata “AUTOSTAR”: il genio, il talento e la creatività di Giotto e dai giovani avventurosi che iniziano con lui sono invece il vero segreto di quella impresa. 

La sua prima squadra porta i nomi di Paolo Niccolai, Prampolini,Sancasciani,                                                                                                                                                   Corradini e persino di uno sconosciuto Pietro Vanni, che con Giugiaro approfondirà alcuni particolari pur significativi e di rilievo di quelle linee straordinarie e spaziali).

Tutto dentro quella ex autorimessa, a metà tra il Porto e la Stazione Centrale di Livorno: e quando gli spazi diventano davvero angusti per le nuove sfide che seguono lo straordinario successo di Giotto al Salone di Torino 1963, la “AUTOSTAR” diventa ““Società Prototipi Bizzarrini S.rl.-Livorno” da Febbraio 1964 e trasloca in Via G.B. Lulli – zona Salviano – che diventa anche l’insolito parcheggio per i furgoni “Fiat 238” ed “Alfa F12” griffati dalla sigla della Scuderia, e che in procinto delle Gare seguono il convoglio destinato a girare l’Europa e gli USA.

Renzo Rivolta annuncia alla Stampa, ad Aprile 1964, la partecipazione alla “24 Ore di Le Mans” ed il drappello di avventurosi parte dopo metà Giugno da Livorno, in direzione Francia: ma non è un convoglio come gli altri, perché per una serie di motivi concreti ed ineludibili la “Iso A3/C” percorre quasi tutto sulle proprie ruote il percorso stradale dall’imbocco dell’Aurelia a Salviano fino alle porte del circuito francese. Un vero e proprio Tour de Force che tocca ad una sportiva da corsa che dovrà correre per oltre 4000

Il “Grifo” a Le Mans, il cuore livornese accende la 24 Ore

La rossa “Iso A3/C ha una coppia di piloti specialisti, Pierre Noblet ed Edgar Berney, che partono sedicesimi su 55 partecipanti. 

Ottimo inizio, ma è nel corso della Gara che sembra arrivare unvero miracolo: nella notte profonda la “A3/C” arriva fino al nono posto: forse neppure Giotto ci può credere, sebbene la sua “Iso” faccia segnare fin dalla partenza una punta velocistica da prima della classe e sembra averne ancora quando arrivano le luci dell’alba e rientra per cambi e rifornimenti; ma sarà la stanchezza, l’imperizia, o la tensione: fatto è che ai Box, nel cambio delle pasticche posteriori dei freni una pinza rimane inceppata

Quasi due ore di sosta spezzano il sogno, e la belva rossa chiude al 14° posto. Ma per un attimo Livorno arriva al centro del mondo dei motori. La leggenda di Giotto e delle sue creature è appena partita, e segnerà altre tappe fondamentali.

Giotto Bizzarrini, il ricordo di chi lo ha conosciuto davvero

Era un ragazzino, Paolo Niccolai, quando nell’estate del 1963 Giotto Bizzarrini lo chiamò a lavorare dentro Via Ippolito Nievo: primo incarico, ripassare a china i disegni tecnici. 

Da quel momento per Paolo inizia un rapporto professionale e di amicizia sincera con il genio livornese. Paolo è di fatto il dipendente numero due dentro Autostar dopo Mauro Prampolini, e da livornese “DOC” ci regala perle di memoria e di aneddoti che è un piacere sempre ascoltare.

Fondatore a sua volta – nel 1972 – di una Officina specializzata in elaborazione e preparazione di auto (che poi dal 2010 ha assunto la denominazione di NICAR in via Gino Capponi 11, attualmente gestita dal figlio Maurizio) Paolo ricorda il primo contatto con Giotto.

“Mio padre aveva una Officina di rettifiche vicina alla Autostar di Via Nievo” ricorda Paolo “ed io cercavo di sbirciare cosa si stava preparando in quella ex autorimessa con le sue supercar; un giorno Giotto mi chiede di lavorare con lui, e così ho iniziato. Ancora oggi mi chiedo come possa essere uscita tanta creativitàda un locale piccolo, scarno; tutto si faceva a mano direttamente, e quando Giotto arrivava nei Weekend si metteva di persona a piegare, saldare, modellare metalli e parti meccaniche. Cose davvero di un’altra epoca, ed oggi tutto questo sembra una leggenda, ma è semplicemente il diario di una impresa fatta con cuore, coraggio e passione.

Oggi alcuni ci dipingono come una specie di Dream Team della prima Autostar: ma eravamo solo uomini e ragazzi con un sogno dentro al cuore per noi e per Livorno; come dentro una famiglia. Ed è bello che queste storie vengano ricordate.”

Come dice bene Paolo Niccolai, è bello e giusto che queste storie di passione pura vengano raccontate e spiegate anche alle generazioni attuali.

Anche per questo mi fa piacere ricordare anche l’attenzione e l’impegno di Riccardo Della Ragione, un altro appassionato livornese, animatore negli ultimi anni di eventi, partecipazioni, spazi cittadini anche con il ricordo e l’opera di Giotto Bizzarrini. 

Un ricordo importante in questo è anche quello che riguarda l’ultimo evento pubblico al quale l’Ingegner Bizzarrini ha preso parte pubblicamente: eravamo a Livorno, ad Ottobre 2022, quando Giotto ha ricevuto un tributo d’onore e di affetto firmato “Livorno al Centro” nella cornice della magica Terrazza Mascagni. 

Ricordiamo che purtroppo Giotto ci ha lasciati il 13 Maggio dello scorso anno, e che da allora tutto il mondo ha espresso in qualche modo l’affetto e la commozione verso il genio scomparso.

E quello che attende Livorno, e tutti coloro che amano e ricordano Giotto Bizzarrini, è il centenario della sua nascita tra meno di due anni, il 6 Giugno del 2026

Quel giorno so già che tutto il mondo si adopererà per ricordarlo, ed è proprio per questo che quel giorno Livorno dovrà correre più veloce di tutti gli altri, come quella Iso A3/C nella notte di Le Mans 1964.

Riccardo Bellumori.

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