La storia di Claudio Francisci gladiatore a 300 all’ora

Probabilmente lui ci potrebbe parlare di Ignazio Giunti come ogni giovane tifoso o Pilota promettente che a metà anni Sessanta ha avuto il desiderio di emulare ed applaudire il grande alfiere Alfa e Ferrari fino al tragico epilogo; di campioni romani e “limitrofi” (Gian Luigi Picchi, Massimo Natili, etc…) anche precedenti a lui, il nostro campione ne avrà ugualmente sentito o visto molto più da vicino di tanti altri.

Chissà se avrà avuto modo di conoscere un grande impresario del motorsport romano come Mimmo Dei, ma di sicuro “Sor Gino” De Sanctis lo ha conosciuto molto bene, avendo corso con le sue monoposto.

Un Campione del passato però lo ha vissuto da vicino: Giancarlo Naddeo, il mago del volante delle Formula 3 e delle Ruote coperte.

Con Naddeo il nostro eroe ha diviso nel 1976 il sedile di una Alpine Renault A441 alla 500 Km di Imola; e di certo non sarà stato facile per il prototipo francese reggere la pressione di due piedoni pesanti come quelli di Giancarlo e del Campione che stiamo per raccontarVi.

Lui è Claudio Francisci, un eterno ragazzo che non smette neppure ora – che ha solo superato i settantanove anni – di bruciare l’asfalto sulle piste più famose. Un esempio di passione e dedizione al Motor sport che tutti amiamo e che lui non si è mai stancato di onorare andando forte al volante delle sue auto.

Abbiamo potuto ammirarlo ancora, recentemente, alla manifestazione di Giugno scorso al Foro Italico, ringhiare ancora con la Lucchini BMW come si trattasse di una vera Gara;

ed affettuosamente “strapazzare” un ottimo Emanuele Pirro (con la March F1) in uno dei Giri dentro allo Stadio (ricevendo in cambio, a quanto sembra, una velata protesta del collega e campione a sua volta romano); Claudio ha fatto davvero la gioia dei suoi tifosi storici e di quelli nuovi, onorando come sempre il pubblico che segue gli eventi sportivi e che ha imparato bene ormai che quando c’è lui in Pista lo spettacolo non manca mai.

Di certo l’automobilismo che Francisci si è conquistato, per uno del suo tempo che ha iniziato la carriera in un vero e proprio “boom” di giovani talenti nazionali del volante, è stato un lungo percorso di sacrifici e di esplorazione, iniziato con i Kart ai quali si è avvicinato per l’esempio della sorella Luana e con il conforto della famosa “Pista d’Oro” di Villa Adriana a Tivoli.

E’ anche vero che all’epoca degli inizi di Claudio il “motorsportromano” era davvero diverso da quel deserto che è diventato al giorno d’oggi: la Giannini, la De Sanctis, le tante Squadre e le Concessionarie capitoline impegnate direttamente ed in forze sulle strade ed in pista. 

Insomma un contesto dove Claudio si fa le ossa con le 500 Giannini, con la Formula 850, con la De Sanctis di F.3 e F.2; passando poi per il Trofeo Alfasud e le Sport Prototipi. Il suo teatro elettivo è certamente Vallelunga dove gareggia praticamente fin dal 1965, con il suo esordio alla Coppa API con il Kart. Il nostro Campione ha ancora vent’anni, età nella quale (spero di non ricordare male) si prendeva generalmente a malapena la Patente. 

Il passaggio alla Formula 3, con una sorta di “interregno” con la Formula 850, è con la De Sanctis, dopo essere passato – noblesseoblige – per la Giannini 500. La Scuderia del “Sor Gino” con la sua sede storica a Via Arno è la fedele compagna di Claudio per 3 anni, poi avviene il passaggio ad una Brabham BT28 Ford anche perché all’arrivo degli anni Settanta Gino De Sanctis chiude la Scuderia e torna al vecchio amore delle elaborazioni.

Ma Francisci comincia a collezionare anche esperienza internazionale: 1969, Europeo F.2 con la Matra e 1971 con la Tecno già conosciuta con il Kart K250; poi diverse partecipazioni tra Europeo e nazionale di F.2 e F.3 per poi maturare pian piano il passaggio alla Categoria Sport Prototipi, dove Claudio matura appuntamenti ed esperienza con il meglio della produzione agonistica di settore (Osella, Tiga, Lucchini) e comincia il lungo rapporto di amore e sfida con Vallelunga, che dà vita a circa duecento partenze (comprese le Gare Club) sul circuito capitolino, dove ad ogni appuntamento Francisci dà prova della classe e della forza agonistica che non è  mai venuta meno nel corso della carriera.

Nei suoi aneddoti, nel palmares sportivo ma soprattutto tra le sue auto, il nostro Campione romano che annovera oltre ai Marchi sopra elencati anche Wolf, Chevron, Alfa Giulia Sprint GTA e Ralt non appare tuttavia alla guida di una Ferrari: eppure un contatto con il famoso Drake c’è anche stato alla fine degli anni Sessanta, un tentativo di accordo per il Gran Premio di Roma poi sfumato; così come solo per un soffio Claudio Francisci non è nell’albo d’oro perlomeno degli iscritti ad un Gran Premio di F1. 

Ma nel 1972, al Gran Premio della Repubblica, saltò all’ultimo momento la possibilità di partecipare.

Coerente, limpido e onesto sempre ha ammesso che una certa responsabilità nella assenza di un Curriculum agonistico importante nelle ruote scoperte ce l’ha avuta la sua scarsa disponibilità a fare il giramondo, ruolo al quale era (ed è) costretto qualunque pilota destinato alla carriera internazionale.

Questo non toglie che il talento e lo stile di guida di Francisci è di rango elevato e per questo le proposte da parte di Team e Costruttori non sono mai mancate.

Di lui vorrei ricordare – a chiunque legge delle generazioni più giovani – che la carriera del campione romano si è dipanata lungo ogni tipo di percorso: circuiti stradali, Piste degli Autodromi, dovunque si poteva correre, fino a poco più di mezzo secolo fa, si correva con tutti i rischi ed i disagi del caso.

Un panorama da trincea, un modo avventuroso di correre che però ha regalato, finchè c’è stato questo tipo di organizzazione, diverse generazioni di piloti tricolori in grado di affrontare la concorrenza mondiale.

Claudio Francisci è stato ed è tra loro. Un eterno ragazzo che ha corso e corre rispettando sempre i valori di lealtà e sportività, ma che non rinuncia mai a menare le mani in pista quando serve. 

Lui è davvero un uomo in simbiosi con questo sport: corre perché si diverte ancora, e si diverte proprio perché continua a correre ed a prevalere, a rimanere davanti.

E a proposito della sua attuale Lucchini, bellissima nella sua livrea e nell’assetto di piccola macchina da guerra pronta a menare le mani in Pista: si tratta una Sport Prototipo della famiglia di auto sportive del Marchio fondato a Mantova nel 1980 da Giorgio Lucchini, un imprenditore appassionato ed un efficace visionario che fino al 2010 ha guidato una organizzazione che si è fatta onore nelle Gare nazionali ed internazionali di Endurance, Salita, e Prototipi. 

E immaginiamo che per Claudio portare ancora a sgroppare in Pista una delle 150 creature di Giorgio (scomparso nel 2016) deve essere un ulteriore motivo di orgoglio unito a quello che deriva da una carriera straordinaria vissuta con tenacia, spirito agonistico ma anche con divertimento.

Perché, come ama ripetere sempre anche lui, se non ci si prende la libertà di divertirsi e di vivere un po’ come un gioco prezioso l’automobilismo, si perde un aspetto importante della passione.

E anche per questa lezione Claudio Francisci è davvero unico.

Ecco un altro motivo per raccontare con piacere la sua storia: perché da persone e da sportivi come lui c’è sempre tanto da imparare.

Riccardo Bellumori

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