Truffe Autoriparazione: i furbetti negli Stati Uniti

Neppure la gloriosa America è immune dai “magheggi” degli Autoriparatori.
Reclami e contestazioni dei Clienti verso condotte scorrette delle Autofficine in tema a riparazioni fraudolente, pretestuose o persino dolose sono state oggetto di studio da parte della National Highway Traffic Safety Administration che ha stimato in diverse decine di miliardi di dollari i costi ogni anno di riparazioni non necessarie e spesso inventate da una fetta (ritenuta ovviamente minoritaria nel territorio americano) di Officine che spesso sono persino sconosciute all’amministrazione ed alla fiscalità USA. Insomma, l’abusivismo non è patrimonio solo dello Stivale.
Alla base c’è sempre una forte ignoranza dell’automobilista circa la propria auto e le sue esigenze meccaniche; ed il fenomeno è difficilmente traducibile in numeri reali oltre che presunti: se da un lato individuare i meccanici fraudolenti è difficile anche per la loro posizione “abusiva” e per un flusso di pagamenti “cash” (strutturato spesso in tranches di importi non elevatissimi) non tracciabili, dall’altro lato in effetti ci si trova di fronte a dati di fatto di difficile misurabilità: in molti casi le auto periziate dai Clienti contestatori mostrano componenti cambiate ma senza poter risalire al malfunzionamento delle preesistenti; in altri casi addirittura le parti presunte sostituite sono esattemente quelle già presenti.
E’ il caso di tanti automobilisti che hanno denunciato la falsa sostituzione di componenti di sospensione e freni (le parti meno visibili se non con esame attento); così come in tanti hanno denunciato il cosiddetto “Intervento-asporto”: cioè la sostituzione nelle Stazioni di Servizio di ammortizzatori, dischi e tamburi, interi assali e trasmissioni “buoni” e prelevati per la successiva rivendita nell’Usato con componenti analoghe ma talmente degenerate da portare in denuncia esplosione di ammortizzatori, fratture nelle scatole trasmissione e negli assali, grippaggio degli elementi nei differenziali privi di olio. A questo elenco degli orrori si sommano la infinità di “allineamenti ruote” e di “calibrature”, “tarature”, etc. fatti pagare ma difficilmente dimostrabili.
Tutto questo è il resoconto di un articolo della piattaforma Web “fraudguides.com” che elenca persino la tipologia di denunce più caratteristiche tra i Clienti.
A dominare sono, come si può immaginare, le Stazioni di Servizio – disseminate lungo le Highways – dove il personale fa leva spesso sull’allarmismo di automobilisti destinati ad un lungo viaggio: tra gli stratagemmi la “bolla d’olio”, in cui mentre fanno il pieno i gestori piazzano un palloncino di gomma pieno di olio motore davanti alla ruota posteriore del malcapitato con la punta dello stivale, per poi richiamare a gesti il conducente partito per fargli vedere la chiazza ben evidente di olio. Ma i più delinquenziali arrivano a tagliare cappucci valvole aria delle gomme, cinghie e manicotti dell’acqua con la scusa dei rabbocchi entro vano motore, per poi far seguire a distanza i malcapitati con un carro di soccorso disponibile nei pressi. Per cui oltre al danno, anche la beffa del rimorchio e, nei casi più crudeli, il pernotto in Motel alla Stanley Kubrick

LA SFIDA DELLA RIPARAZIONE

Nelle Officine “classiche” prevale la moda del preventivo verbale senza riferimento scritto, gonfiato poi da immancabili modifiche salate in corso d’opera; oppure di apposite “autorizzazioni di intervento” presentate come Documento di sola presa in carico dell’auto e firmate con voci di spesa e tempari lasciati “bianchi”.
Altra tecnica è l’intervento “a partire da” che l’Autoriparatore promuove senza specificare che questo è legato all’uso di componenti usate e di tempari minimi che prevedono il riutilizzo di buona parte delle componenti presenti: facile per il meccanico simulare esigenza di maggiori componenti o la assenza di usato corrispondente.
Non manca poi, come da noi, la “chimera” del pezzo originale soprattutto per le vecchie Premium europee: in verità la scarsa competenza del Cliente porta il meccanico a prezzare come nuove originali componenti equivalenti se non addirittura rigenerate; quando poi, come nel caso di marchi prestigiosi, non si fa ricorso persino alla contraffazione fatta passare per Ricambio certificato Casamadre. E sono queste ultime, in maggioranza, quelle che scatenano le inchieste locali (presso i Better Business Bureau nati allo scopo) o persino federali.
Questi Customer Center a metà tra Uffici legali ed InfoCenter Point delle eccellenze commerciali e manifatturiere locali, sono anche spesso i centri di selezione preliminare al quale si rivolge il consumatore statunitense, che tuttavia dalla griglia di inchiesta del Blog non esce in modo molto onorevole: considerato un quasi incompetente, semplicione, negligente nel cercare preventivi e offerte di confronto, e addirittura talmente superficiale da non richiedere documentazione di garanzia e riscontro successivo in caso di malfunzionamento.
E a proposito di Garanzie, l’indagine della National Highway Traffic Safety Administration dimostra la totale ignoranza da parte del Consumatore a valutare quali interventi siano o meno coperti in questo senso.
Eppure, come dicono, l’America è il Paese del Consumerismo. O non più???


Riccardo Bellumori

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