È stata praticamente dimenticata dalla storia dell’auto. Ma pochi altri modelli hanno permesso ad un Marchio di entrare benissimo in un nuovo segmento di mercato e di essere prodotta in oltre 2 milioni di pezzi con una estensione di motori, versioni ed utilizzi sportivi quasi imbattuta nel mondo. Raccontiamo i record di un’auto davvero diversa, la Citroen Visa.
Citroen Visa Rally – Per chi si diverte a “mobbizzare” la bruttezza di Arna, Duna, Koral o poche altre, la Visa potrebbe essere un nuovo campo di allenamento.
Perché la piccola francese purtroppo non brillava per bellezza canonica. Ma soprattutto perchè da qualunque lato la guardavi sembrava una cosa strana: da alcuni, per la sua parte anteriore molto pronunciata – quasi a ricordare un becco – e per il corpo vettura “a fagotto” fu definita “Brutto anatroccolo”.
Ma all’epoca Citroen era invece “ostaggio di sé stessa”. La prima auto disegnata da un Centro Stile esterno al Marchio fu la “BX” di Bertone/Gandini, e si vide subito il taglio di stile. Ma fino a quel momento se una Citroen non era provocatoriamente diversa dal resto del mondo, l’Azienda sembrava entrare in crisi di identità….
Nel momento in cui nacque la Visa a guidare il Centro Stile era Robert Opron dal 1962, un allievo quasi di Flaminio Bertoni, che per prima cosa perfezionò il frontale della “DS” con i primi fari carenati ed orientabili al mondo in un’auto di serie. Poi vennero Dyane in collaborazione con Bionnier, Ami 8, SM, GS e Cx.
Se la Visa nasceva a Torino?
Breve richiamo ad una “Spy story” di quel decennio. Fu il Generale De Gaulle a favorire la fusione di due Gruppi francesi (Peugeot e Citroen) per evitare nel 1969 la scalata di Fiat al Marchio del “Double Chevron” quando nel 1969 Michelin cedette il suo 49% di Citroen alla Fiat, poco dopo che la stessa Citroen acquisì il controllo della Maserati.
Sulla base della nuova forma azionaria la Fiat concordò con Citroen alcune piattaforme tecnologiche e commerciali: le Lancia “Beta” sarebbero nate su base Citroen GS e la “Gamma” in parallelo alla Citroen “CX”; inoltre furono programmati due furgoni comuni e la “concessione” del pianale della Fiat 127 per una piccola Citroen tra la “Dyane” e la “GS”. Per i curiosi delle ricerche fotografiche su Internet, questo passaggio fece abbandonare lo sviluppo dell’eccessiva concept “EN101 Shadok” in favore del Prototipo “RA” nel 1970, formato appunto sulla scocca della 127.
Lo stile di Opron si richiamò alla concept “GS Coupè” seppure mai realizzata, e da subito si presentò con un volume abitacolo molto preponderante rispetto al volume di cofano motore utilizzando il pianale della “127”. Ma nel 1973 il muro gollista portò l’Avvocato a rendere alla Michelin quel 49% di cui i 7 decimi passarono in mano alla PSA.
Arriva Peugeot, finisce la “biodiversità” delle Citroen
Poco dopo, quando nel 1976 Peugeot incorporò Citroen evitando il fallimento del Marchio, Opron firmò la sua ultima opera, la Visa, e se ne andò perché Peugeot mise un veto “politico” alla diversità di specie della Citroen ed al Design eversivo. Peccato che dopo quel veto la Citroen – ad eccezione dei modelli firmati Bertone – non abbia mai davvero brillato per eccellenza stilistica……Ed infatti dai primi anni ’80 le realizzazioni di Bertone si moltiplicheranno in casa Citroen per diverso tempo…..
Per cui, niente Fiat 127 per la futura piccola Citroen : la base sarebbe stata la “M16” Peugeot (cioè la 104) che la stessa Casa del Leone aveva progettato con la Renault nel Consorzio SFM, e per effetto del quale la 104 avrebbe pagato pegno: per non fare concorrenza alla “Renault 5” non avrebbe avuto il portellone posteriore.
La Citroen Visa, dovendo ridurre di qualche centimetro il concept basato sulla 127 ripartì dal “Progetto VD – Voiture Diminuèe -” che portò al risultato finale.
Per inciso, e per far capire quanta confusione regnasse all’epoca sotto il cielo di Francia, nel 1976 nacqe la prima “fallimentare” collaborazione cronologica tra Peugeot e Citroen, la “LN”. Ma era a tal punto un clone della sorella “104” (e secondo molti decisamente più brutta) da essere rimasta più nei piazzali delle concessionarie che in strada. Fu tolta dal listino dopo sole 300.000 unità prodotte e “svendute” contro l’oltre milione e mezzo di sorelle Peugeot. Quindi se non vogliamo accettare che una “rimarchiata” possa essere definita una nuova auto, allora andiamo ad elencare i record di Visa.
I Record a sua insaputa della Citroen Visa
Attraverso il pianale della Peugeot “104” la futura “VISA” cominciò ad enumerare i suoi primi record dell’epoca:
– Era la prima vera nuova Citroen nata dopo la fusione con PSA;
– Era la seconda più piccola cinque porte in commercio in Europa;
– Era la più piccola bicilindrica (dopo l’uscita della NSU Prinz e della Nuova 500) venduta in Europa insieme alla Fiat 126.
Dal 1978 al 2006 (quando l’ultimo Van “C15” su base Visa uscì dagli Stabilimenti di Vigo in Spagna) è stata prodotta in oltre due milioni e mezzo di unità, in diversi siti: oltre che in Francia e Spagna, anche in Cina, Portogallo, Belgio e Yugoslavia. E anche questo per una piccola vettura di quel periodo è un record.
Come è un record il fatto che fino al 1987 (prima dunque della AX) la piccola Visa è la prima vera “Mass Market Car” del Marchio francese e la seconda Citroen per numero di pezzi costruiti, dopo la inarrivabile “2CV” costruita in oltre 5 milioni di pezzi;
Altro record: è la prima Citroen con scudi paraurti in policarbonato, la seconda in Francia e va nel podio delle prime tre auto europee (con Fiat Ritmo e Renault 5) che abbandonano la struttura in acciaio per i paracolpi. Insieme a questi record la Visa ne vanta altri che la avvicinano a vetture molto successive come concezione e commercializzazione: con misure di 3,69 mt. X 1,53 mt. ha una altezza di 1,41 mt. Ed ed era la più alta tra le dirette concorrenti Fiat 127, Renault 5 (a vantaggio della abitabilità) e con 300 litri di vano bagagli a schienali posteriori in sede era tra le piccole più capienti.
“Guerra” Anglo francese a quattro ruote tra Citroen e Austin?
Per chi non c’era, e quando non c’era Internet, ci si divertiva a cercare sempre degli “scorci” interessanti da guardare nelle epoche dell’automobile, anche quando si parlava di vere e proprie “sfide” o guerre. Prendiamone una, molto simbolica, tra Francia e Gran Bretagna. Nel 1967 l’Inghilterra, che all’epoca era davvero il mercato auto europeo più vitale anche su sperimentazione e ricerca. Da un accordo tra Austin e Pininfarina nasce la “Pininfarina BMC 1800 Berlina Aerodinamica”, prototipo di berlina di alta Gamma facilmente realizzabile in serie.
Eppure, data la complessità organizzativa e decisionale del Gruppo (pubblico) British Motor Company non furono gli inglesi a “beneficiare” della loro stessa creatura, ma la Citroen con la “Cx”, la prima vera antesignana delle linee aerodinamiche sulle cosidette Ammiraglie, sempre fino a quel momento strutturare sul corpo vettura a tre volumi e sul frontale monumentale e poco attento alla resistenza all’aria.
E benchè persino “Volkswagen Passat” e “Renault 30” avessero superato sul filo di lana la BMC nel presentare le prime Ammiraglie europee a due Volumi di grande serie, agli inglesi la primogenitura francese dovette bruciare davvero parecchio, se è vero che dopo la prima vera figlia della BMC Aerodinamica (la Rover SD1 del 1976) la seconda novità commerciale del Regno Unito della fine anni ‘70, l’Austin Metro, sembra la riduzione in scala di dimensioni e proporzioni volumetriche della Visa. Provate a guardare non solo il frontale ma anche il taglio laterale a confronto delle uniche due Citycar diverse dal resto del mercato…….
Una estensione di modelli, versioni, motori ed impieghi. Altro record.
Da 650 cc a 2,2 Litri (Visa Lotus) e da 34 Cv a 220 Cv (sempre Visa Lotus) passando per il 1600 cc. della Gti ed il 1770 cc della Diesel, e finendo con la stratosferica “Visa 1000 Piste” con due motori, che diventa anche la prima francese 4×4 a scendere in una Competizione ufficiale: quasi nessun altra auto ha avuto una estensione di motorizzazioni come la piccola francese.
Una delle prime auto europee, inoltre, a godere da subito di una serie speciale, la “Carte noir”
E non parliamo dei corpi vettura. Quante altre utilitarie ricordate, a quell’epoca, avere la versione due volumi, una concept 3 volumi – Sedan mai uscita, più una versione Pick Up ed una Van furgonata?
Un altro record è appunto quello di aver avuto un numero di versioni sportive, sia in Pista che in commercio, che quasi pareggia il numero di versioni ed allestimenti “ordinari” proposti al pubblico.
La pubblicità e l’innovazione di Visa nella comunicazione
“Ca, c’est une auto!” (Questa si che è un’auto):fu con questo slogan che Citroen presentava al mondo la Visa. Volete conoscere una piccola rassegna della straordinaria comunicazione promozionale della piccola? Eccola:
- Fin dalla presentazione nel 1978 la Citroen fece le cose in grande: una nave da crociera partì dalla Francia a fine luglio e condusse oltre 430 giornalisti a Kallithea in Grecia, dove giunsero alla fine di agosto e dove rimasero per oltre un mese, sino al primo ottobre;
- Con lo Slogan “La Visa, ça décoiffe” ovvero ” La Visa ti spettina”, per l’unica volta al mondo ai clienti all’acquisto dell’auto venne offerto come gadget un pettine personalizzato;
- Nel 1979 le Concessionarie Citroen inventarono un “porte aperte” poi diffuso negli anni successivi in tutta Europa: attraverso un Coupon prenotato i visitatori che entravano in Salone potevano partecipare alla estrazione addirittura di una Visa legata al codice Coupon ed uscire con la loro auto gratis !!!;
Lo Spot del secolo : “Va-va-vu-ma”
Era il 1984 quando Jacques Séguéla girò un assurdo spot della Citroën Visa GTI, con l’auto catapultata dal ponte della portaerei Clemenceau che riaffiorava poco dopo sul ponte di un sottomarino: nessun senso razionale, ma effetto scenico assicurato. Poco dopo ne arriva uno che rimarrà alla storia: la Visa Diesel che gareggia in Messico contro un biplano e vola da uno strapiombo per risalire, in rottami, con lo sventurato guidatore, ed il messicano che lo “sfotte” con il celebre tormentone. Nessuno capirà mai il senso di quello spot, ma 40 anni dopo va messo nell’Olimpo della comunicazione: nello stesso Spot abbiamo uno “slang” popolare (Vavavuma) orecchiabile e ridondato da tutti. Abbiamo la rappresentazione di un termine inglese (Va-va-voom, che vuol dire eccitante); abbiamo la metfora della sicurezza di un’auto da cui il guidatore esce illeso dopo un “botto”. E lo Spot si conclude con la seconda indistruttibilità, quella del Diesel: quel motore improvvisamente parte da solo dalla soma del mulo, quasi a rappresentare la infinita durata del motore a Gasolio…