Niki Lauda: la storia del computer guerriero

Ormai 50 anni fa iniziava la prima vera Stagione di F1 per il campione Austriaco scomparso recentemente. Ha segnato ben due epoche, e per questo lo chiamo “eroe dei due mondi”.

Niki Lauda – Il 25 Agosto del 1985 vinceva per l’ultima volta in Formula Uno: il Podio di quel Gran Premio sembrava l’anagramma del Podio di Spagna 1974, dove Niki Lauda vinse per la prima volta nella sua esperienza di Formula Uno. In Spagna 1974 Niki – la giovane promessa del Circus – al centro del Podio era affiancato dal suo Compagno di Squadra, quella “vecchia volpe” di Clay Regazzoni; e dal Campione ormai sul viale del tramonto Emerson Fittipaldi, il brasiliano Campione in carica che idealmente cedeva il suo testimone all’Austriaco.  In quel 1985, invece, ad affiancare Niki c’erano sempre un suo compagno di Squadra ed un brasiliano, ma con ruoli invertiti. La giovane promessa stavolta non era lui ma Ayrton Senna, e stavolta il Campione sulla via del tramonto non era Fittipaldi ma lui, che per analogia doveva cedere lo scettro, lasciando il testimone da Campione in carica al compagno di Scuderia Alain Prost. Si chiudeva un’epoca, decisamente.

Curiosamente 6 anni esatti dopo quel gran Premio di Olanda, il 25 Agosto del 1991 a Spa in Belgio – ad un tiro di schioppo dall’Olanda – si apriva un’altra era, con Schumacher che faceva il suo debutto in Formula Uno. Tutta un’altra storia.

“Il Computer Niki”

Fu per la straordinaria capacità tattica e professionale di Lauda che l’austriaco fu soprannominato “il Computer”. Ma anche per una innovazione del profilo e dell’approccio alla vita ed allo Sport: di fronte a vecchi Campioni che passavano agli onori per la sregolatezza e gli eccessi, l’austriaco si presentava quasi come un “marziano”, così inflessibile, regolare, distaccato. Come anche nella sua leggenda restano alcuni aneddoti su di lui: dal suo “sedere sensibile” ai massaggi che il suo allenatore gli avrebbe fatto con polvere d’oro per migliorare la circolazione sanguigna, agli allenamenti top secret, alle diete speciali, tutto faceva di lui un punto di svolta tra un’epoca passata ed una nuova. Anche nella tragedia : al vecchio Nurburgring – dove Lauda resta l’unico Pilota di Formula Uno ad aver girato sotto i 7 minuti – Niki combattè contro il fuoco e la morte. Restano nella memoria di tutti le immagini di eroismo e solidarietà di altri piloti(tra cui Arturo Merzario) che salvarono Niki dall’abitacolo della Ferrari in fiamme. Anche se riportati tutti gli eventi nel film “Rush” la realtà sembra un film più fantasioso e tremendo della fiction.

Dopo il Primo Agosto 1976 la Formula Uno si trasforma

L’austriaco restò avvolto dalle fiamme, il suo volto, le orecchie e una mano bruciarono; il fumo inalato lo portò per giorni tra la vita e la morte. Tanti altri piloti, purtroppo, prima di lui persero la vita tragicamente. Ma dopo quel 1976 ad esempio al vecchio Ring la Formula Uno non approdò più.

Come in una leggenda, però, 42 giorni dopo una condizione che spinse un sacerdote ad impartirgli l’estrema unzione, Niki Lauda tornò in pista per difendere la possibilità di vincere il suo secondo titolo Mondiale con la Ferrari.

Ed entrò nella leggenda, pur perdendo per un solo punto contro Hunt ma ammettendo (dopo aver corso con le piaghe ancora sanguinanti del viso e il sudore che bruciava dentro occhi non più protetti dalle sopracciglia) di essersi fermato per la paura, sotto la pioggia del Gran Premio decisivo.

Fosse rimasto in Ferrari, magari fino all’avvento del Turbo a maranello nel 1981, come disse il Drake avrebbe superato i cinque Titoli Mondiali di Fangio. E non è difficile dare senso a questa affermazione: pur perdendo la Stagione 1976, più per colpa dell’inefficace Clay Regazzoni che sua, Niki avrebbe certo vinto il Mondiale 1979 come fece Scheckter e probabilmente nel 1978 avrebbe superato facilmente il “gap” di soli 16 punti che distanziò il più lento Reutemann sulla Ferrari dal campione Andretti su Lotus: dalla sua – fosse rimasto alla guida della “£12 T3” di quell’anno – l’austriaco avrebbe beneficiato di una affidabilità maggiore della Ferrari, ed a fronte dei 6 risultati bucati dall’americano, avrebbe certo messo in cascina punti che il “mollo” argentino Reutemann non riuscì a capitalizzare. 

Vi basti un solo esempio per capire la differenza tra un Campione come Niki ed un ottimo pilota come Reutemann: nelle 12 gare che ha portato a termine, l’argentino ha conquistato 4 punti di media a GP. Niki, pur perseguitato dalla continua inaffidabilità della sua Brabham, ottiene nelle 7 gare completate il terzo miglior punteggio di tutti, in media: 6,3 punti a Gp. E poi, mettiamoci anche il 1982: con Niki in Squadra, non sarebbe stato possibile quella “bolgia” infernale di Imola, e la Ferrari avrebbe vinto quel mondiale in poltrona…..Totale (nella speranza di una statistica impossibile): 5 Titoli Mondiali tra il 1975 ed il 1982. Invece, Niki vincerà di nuovo il Mondiale nel 1977, ma il suo rapporto con Enzo Ferrari era ormai rovinato e Niki passò così alla Brabham. Chi ricorda bene quegli anni, racconta della vergogna provata a sentire i tifosi italiani, che fino a pochi mesi prima lo adoravano, offendere e deridere Lauda ad ogni suo passaggio sotto le tribune di Monza ed Imola.

Il primo ritiro


E nel 1979, con una Brabham assolutamente lontana da ogni velleità, Niki Lauda abbandona la Formula Uno. Restò nell’ambiente con apparizioni sporadiche in veste di cronista e testimonial.

Con il ritiro, e non se ne rese conto nessuno apparentemente, esce di scena anche il primo vero “anchorman” ed uomo immagine della F1 del tempo. Si, esatto: quel Niki apparentemente taciturno e schivo, grazie al suo italiano assurdo, il suo tono di voce, le intemperanze di carattere e la personalità unica, diventa in poco tempo un fenomeno mediatico: Spot in TV e pubblicità sui Media, interviste al veleno, e soprattutto il primo “Docufilm” con lui come protagonista. Era il periodo in cui “giornalisti veri” amavano documentare e far girare anche nei Cinema le storie vere dei Campioni dello Sport: fu così per Crujff grazie a Sandro Ciotti, così fu per Mohammed Alì ed altri, la stessa cosa doveva accadere per Niki, e nel 1979 il grande Oscar Orefici realizzò proprio un Docufilm con l’austriaco come protagonista.

Ad un giovanissimo tifoso di gare automobilistiche come me, quei mesi senza Lauda in gara sembrarono non finire mai, ma un mercoledì pomeriggio di settembre del 1981, quando ancora non c’erano Internet ed i Social a lanciare gli Scoop e le notizie te le vedevi solo in TV, una voce annunciò il servizio che mostrava Niki Lauda di nuovo davanti alle telecamere su una vettura di Formula Uno. Ci mancò poco che facessi la danza intorno al Totem come gli indiani. Quelle immagini sfuocate e annebbiate di Niki che saliva sulla Mc Laren Mp4 a Donnington in una leggera pioggia ed il video che mostrava un siparietto tra Lauda ed un giornalista, fecero il giro del mondo.
All’ennesima domanda: “Niki, ma allora è ufficiale il tuo ritorno?” il traduttore in sottofondo tradusse la risposta del Campione: “Te l’ho già detto: NON-LO – SO!” ed in sottofondo ancora il suo risolino ed un commento ad alta voce: ” He’s crazy” (questo è matto!) rivolto da Niki al giornalista.

Nel 1984, unico pilota finora della Storia della Formula Uno, Lauda torna a vincere un titolo mondiale dopo il suo ritorno.

Stavolta non con la Ferrari, ma con una complessa e perfetta macchina da guerra: la McLaren, la squadra che tra il 1984 ed il 1991 vincerà sette titoli mondiali piloti su otto e sei titoli costruttori su otto. Anche grazie al lavoro di sviluppo di Niki, che traghettò una Factory artigianale in una macchina da guerra implacabile.

Niki Lauda l’eroe dei due mondi


La sua leggenda resta ancora viva, e io resto un suo tifoso sfegatato. Niki come tutti i miti solleva passioni e anche critiche sprezzanti, lui di sicuro lo sa, e sa che questo fa parte del mito Niki Lauda. Ma almeno un aneddoto mi va di raccontarlo.

Siamo nel 1982, Gran Premio di Long Beach, là Niki vinse il suo primo Gran Premio due mesi dopo il ritorno in Formula Uno. Gli appasisonati come me tiravano tardi nella notte pur di vedere la telcronaca vittims dei fusi orari. Ed anch’io, quella notte, seguii il mio Campione.
La Pole Position però venne conquistata da un giovane italiano, Andrea De Cesaris, e Niki partiva dietro di lui.


Prima del via Niki avrebbe sussurrato ad Andrea: “Sei stato bravissimo, ma sappi che io ti seguirò come un’ombra e dopo il 30° giro ti supererò”.  Detto fatto, fu così e Niki andò a vincere la sua corsa. Perché i Computer, si sa, azzeccano anche il futuro!

Scrivere ora di questo, mentre Niki sta correndo la sua Gara più importante, quella in cui l’anima corre più veloce di ogni altra forza, mi fa tornare in mente quella tristezza sentita alla notizia della sua scomparsa.

Per tutte le emozioni che hai regalato, vorrei solo dire: Forza sempre, Niki! Rimani una leggenda.

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