Chi spiega o legge le questioni legate alla mobilità elettrica senza interpretare le conseguenze che stanno avendo di già sullo “status quo” dell’automobile è un po’ come chi fissa il dito che sta nel frattempo indicando la Luna. Come affrontare una transizione difficile e ricca di sacrifici per tutti gli automobilisti “comuni”, partendo ad esempio dal tema della trasformazione con Kit.
Auto Elettrica e Kit
Con il Decreto Ministero Infrastrutture e Trasporti n° 219 del 1 Dicembre 2015 si è aperta anche in Italia la strada della “Retrofittazione” elettrica dei veicoli già immatricolati a motore. Le basi della giurisprudenza, vale la pena ricordare, solo le seguenti:
–A) L’Art. 17 terdiecis della Legge 07/08/2012 che stabilisce la possibilità di trasformare i veicoli omologati L,M,N1 sostituendo il motore endotermico con una unità esclusivamente elettrica;
–B) Il Comma 3 Bis dell’Art. 75 D.Lgs. 30/04/1992 n.° 285 secondo il quale il Ministero Infrastrutture stabilisce con propri Decreti norme specifiche per “installare elementi integrativi o sostituzione di parti originali di veicoli”;
–C) I Regolamenti UN100 e UN 101 UNECE.
Secondo quanto è attualmente alla conoscenza degli ”uomini comuni” come il sottoscritto, quello che sarebbe al momento consentito secondo prassi, a cura delle Imprese Installatrici riconosciute dal Ministero ed autorizzate alla trasformazione con Kit Retrofit, è la sola trasformazione di auto endotermiche attraverso sostituzione del motore originario e del serbatoio con l’impianto di un motore elettrico + Pacco batterie.
Trasformazione con Kit Retrofit : solo dalle Imprese autorizzate
La modalità è nota: a occuparsi della trasformazione, ai fini della legittimità giuridica alla circolazione sulle pubbliche strade, deve essere una Impresa autorizzata preventivamente dal Ministero Infrastrutture e presente in una apposito elenco detenuto dallo stesso Ministero.
Queste, munite del Kit validato a norma di legge, possono procedere alla fase di smontaggio delle parti interessate; alla sostituzione con gli elementi di trazione elettrica con consegna al proprietario delle componenti rimosse; ed all’espletamento delle esigenze burocratiche ed amministrative per la indicazione nel Libretto dell’Impianto adottato.
Questo per quanto riguarda la trasformazione “radicale” (che ricordiamo essere tecnicamente e giuridicamente reversibile a scelta del proprietario del mezzo) in modalità 100% elettrica di un’auto nativa endotermica.
Ma per quanto riguarda i cosidetti Kit di “Ibridizzazione” ovvero “Bimodali”?
Per quanto riguarda la possibilità di installare, mantenendo il motore originario, un supporto ausiliario di trazione elettrica, la situazione è decisamente meno “intellegibile”. O meglio : sono stati già ampiamente pubblicizzati e proposti sistemi per rendere “bimodale” un’auto esclusivamente endotermica, e persino da Produttori di rango. Esiste già una proposta concreta, da parte di un installatore di primo piano autorizzato; ma a conoscenza di molti non si trova un riferimento normativo (o perlomeno io non lo conosco) tale da rendere possibile la “Ibridizzazione” al pari della trasformazione in Kit Retrofit 100% elettrico.
Il contesto legislativo: la norma c’è o non c’è?
Torniamo alle premesse del quadro delle leggi di riferimento: se all’Art. 17 Terdiecis della Legge Legge 07/08/2012 si consente l’ambito di applicazione della norma solo alle unità motrici esclusivamente elettriche, al D.Lgs. 30/04/1992 n.° 285 si fa riferimento tuttavia alla facoltà del Ministero di legiferare su “elementi integrativi o di sostituzione di parti originali di veicoli”. E il Kit Bimodale è o no un elemento integrativo della mobilità delle auto?
Ecco che su questo piccolo “codicillo” – contenuto Comma 3 Bis dell’Art. 75 del D.Lgs. – si potrebbe intavolare un dibattito intero: quello che è ancora poco noto, a tanti, è se in effetti sia necessario un ulteriore dispositivo di legge specifico per la “Ibridizzazione” in aggiunta alla trasformazione esclusivamente elettrica; ovvero se il Decreto Ministero Infrastrutture e Trasporti n° 219 del primo Dicembre 2015 sia necessario e sufficiente per poter operare.
Le esperienze originarie di trasformazione
Senza andare alla cosiddetta “notte dei tempi”, ricordo che già la Micro-Vett (la seconda Impresa europea per anzianità di attività nel campo delle installazioni elettriche, poi fallita nel 2013) presentò nel 2011 un Kit per rendere Bimodale un Camper su base Ducato (con l’asse anteriore a trazione endotermica del motore tradizionale, e l’asse posteriore a trazione elettrica con batterie ai polimeri di litio, velocità max. di 50 km/h ed autonomia di 40 Km.
In seguito fu varata la versione “Bimodale” del Daily Iveco, con un motore asincrono da 8 Kw, rapporti già di tipo “Direct Drive”, velocità max. in modalità elettrica 50 Km/h e autonomia 40 ovvero 80 Km. con due tipi di batterie : 17,3 Kwh e 34,6 Kwh al Litio.
Chiaro che da allora ad oggi la tecnologia ha sviluppato supporti e sistemi adattabili anche su volumi più ridotti rispetto ai grandi LCV: prova ne sono i dispositivi che nel tempo altri allestitori hanno proposto e presenti abbastanza diffusamente in Rete. Per questo il suggerimento da dare ai lettori è lo stesso:
- Informarsi e cominciare a guardarsi intorno per capire la reale fattibilità del processo di Ibridizzazione che, se possibile e contemplato a norma di Codice della Strada, consentirebbe in effetti una scelta in più per i proprietari di auto tradizionali : poter alternare il funzionamento di motore endotermico e del supporto elettrico;
- Valutare il mantenimento o l’acquisto di un’auto usata secondo una opzione di trasformazione in più.