Sfida Audi Lancia nei Rally, il film: perchè guardarlo, turandosi il naso

Il film in preparazione sul Mondiale Rally del 1983 pur trattando una stagione non determinante nell’epoca del Gruppo B, e con tutta la mia ostilità sull’eccesso di fiction scenografica nel racconto di storie vere, merita comunque di essere visto per rispetto di un Marchio Lancia dal passato glorioso, da rilanciare e tuttora Leader in termini di vittorie nei Rally internazionali.

Sfida Audi Lancia – E’ in fase di realizzazione avanzata un film – fiction su una sfida particolare che nel Mondiale Rally del 1983 mise di fronte l’Armata tedesca della mostruosa berlina coupè Audi Quattro (2100 cc, 360 cv, turbo, trazione integrale e però 1200 chili di peso) e la ritornata Lancia con una avventurosa “037 Rally” completamente opposta (motore centrale 2000 cc con Compressore Volumetrico, trazione posteriore, solo 305 cv. ma anche solo 1000 chili di peso). Di certo un film sul mondo dei motori è sempre una bella notizia per gli appassionati, ma ci sono dei “però”, che qui vorrei analizzare.

1983 : Una sfida iconica, ma non leggendaria

Il Gruppo B nei Rally rappresenta un periodo storico importante ma controverso: dal punto di vista dello spettacolo ha consentito di vedere sulle strade del Mondiale dei veri e propri mostri a quattro ruote; purtuttavia l’estremizzazione tecnica ha portato ad una serie di tragedie dove sono stati coinvolti spettatori e piloti, con la morte di Henri Toivonen, proprio su una Lancia, che ha portato alla fine della categoria dal 1987.

In quel periodo di 6 anni tra il 1982 e l’86 ci sono stati dei filoni agonistici ben precisi: in particolare l’epopea più duratura di confronto è quella che si creò tra la stessa Audi (sempre presente in tutte le stagioni mondiali del Gruppo B) e la Peugeot con la 205 Turbo 16 che pur presentatasi in ritardo nel 1984 ha pressochè condizionato le ultime tre edizioni fino al 1986. Una voce a parte meriterebbe la stessa Lancia Delta S4 che in effetti avrebbe stravinto dal momento del suo esordio ma che, proprio per le sue caratteristiche di estremizzazione tecnica, si può considerare una vera e propria aberrazione finale di una categoria sportiva che la stessa FIA voleva ricondurre a ragionevolezza.

Storicamente la Lancia più vittoriosa del Mondiale non è quella del Gruppo B, dove ha vinto solo il Titolo Costruttori del 1983, ma quella del precedente Gruppo 4 (Fulvia e Stratos) e quella del successivo Gruppo A (la Delta dei miracoli dal 1987 al 1992). E anche dal punto di vista della leggenda, credo che si dovrebbe fare un Docu-film sulla stagione Rally 1982 dove – con un effetto sliding-doors – sulla mostruosa e ipertecnologica Audi Quattro guidata dalla più affascinante donna pilota dell’epoca (Michele Mouton) vinse in realtà una delle due più vecchie auto del Gruppo B, cioè la Opel Ascona 400 guidata da un sovrumano Walter Rohrl. Quella stagione andrebbe rivista gara per gara, per capire quanto sia stata leggendaria e romantica allo stesso tempo.

1983: Lancia non doveva neppure essere presente

Pochi sanno o ricordano che nella staffetta tra Fiat e Lancia – che il Gruppo di Mirafiori creò nei Rallyes dopo l’acquisizione della Casa di Chivasso – la Lancia non sarebbe dovuta neppure essere presente in quel Mondiale. Nel 1979 Fiat decise di ritirare Lancia dal Mondiale Rally per lanciarla nell’ambito delle gare Endurance e di Le Mans con la Beta Montecarlo Turbo che in effetti nel 1980 e 1981 diede filo da torcere alla Porsche. E c’è chi è pronto a giurare che per la famiglia Agnelli era arrivato il tempo di lanciare nei Rally la Ferrari, con la serie 208-308 pronta ad essere omologata in Gruppo B. In questa piccola confusione dove tuttavia il Gruppo Fiat aveva a disposizione solo la vecchia 131 Abarth, e Ferrari non era proprio convintissima di scendere in campo direttamente, lo stallo venutosi a creare favorì di nuovo la Lancia che mise sul piatto della programmazione strategica una organizzazione vincente nei Rallyes e un prototipo derivabile proprio dalla Beta Montecarlo Turbo delle Gare Endurance.

Dunque, mentre nel gruppo Volkswagen le idee erano chiarissime da tempo sul destino di Audi, la rinnovata presenza di Lancia nel mondiale Rally 1983 sembra più derivare da una certa mancanza di definizione strategica in seno al Gruppo Fiat.

Dove c’era già la TV, perchè fare un ennesimo film fiction?

Voglio essere chiaro: sono un utente cinematografico che non ha voluto vedere “Rush” per motivi di sacralità del tema trattato (mai e poi mai si sarebbe dovuto fare un film fiction su Lauda, vista la straoridnarietà del personaggio reale in quel tragico evento) ma che ha apprezzato solo il film sulla sfida tra Ford e Ferrari a Le Mans anni ’60, dove in effetti per epoca storica il repertorio di immagini disponibile era talmente esiguo da rendere necessaria la ricostruzione degli ambienti in un set cinematografico.

La mia domanda su questo tema è di puro buon senso: dal 1980 in poi ogni evento sportivo ha un infinito repertorio di documentazione televisiva disponibile e di buona definizione, da poter trattare ulteriormente a livello di ricostruzione digitale. Con tutto il rispetto per la creatività artistica dei produttori del film, che senso ha riprodurre – su un set finto e con un pilota professionista di controfigura – i traversoni e la guida estrema che Rorhl e Markku Alen hanno potuto produrre in seno ad una gara estrema, con il pathos che solo una sfida agonistica poteva avere? Che senso ha riprodurre il calore del pubblico verace ai bordi di una strada sterrata con un gruppo di figuranti? Ed in generale, perchè pur avendo milioni di ore di riprese televisive e di reperti sul web, si dovrebbe comunque ricostruire un evento in un set cinematografico disabituando gli spettatori al gusto della ricerca storica?

Cosa c’è di buono: parlare di Lancia, sperando in un rilancio

Come detto, ci sono tanti aspetti che a mio avviso rendono un poco controverso il gradimento di questo film-fiction in uscita sul Mondiale Rally 1983. Il primo aspetto poco gradito è l’eccesso di finzione scenica rispetto ad eventi dei quali esiste un patrimonio audiovisivo reale immenso e di ottima qualità. Motivo per il quale avrei preferito, sinceramente, più un Docu-film alla maniera dello straordinario e compianto Oscar Orefici che una ricostruzione cinematografica. Certo, il film ha indubbiamente un merito. Raccontare la passione e la genialità tutta italiana di uno staff che in quel Mondiale partì svantaggiato ma non se ne fece carico, combattendo alla pari metro per metro in ogni terreno. Quella Lancia che oggi ancora attende una nuova vita in grado di riportarne in auge i fasti e le glorie di un tempo, ed il ricco palmares (prima in titoli nei Rally, ma anche Campionato di F1, mondiale Sport Prototipi, Targa Florio e Mille Miglia e persino una Carrera panamericana; l’unica maledizione è la mancata vittoria a Le Mans) sul quale purtroppo pesa anche su Lancia un triste primato, proprio nel Gruppo B dei Rallyes : essere il Marchio con il maggior numero di propri piloti / equipaggi deceduti sulle proprie auto. Sempre nello stesso terreno, quello della Corsica. Perì tragicamente Attilio Bettega nel 1985 e purtroppo persero la vita Henri Toivonen e Sergio Cresto nel 1986.

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