Bruno Sacco : Rivoluzionario in punta di piedi. Anzi, in tre punte

La storia dell’auto deve davvero tanto all’Italia. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale un giovane Battista “pinin” Farina disegna la “Cisitalia 202” nel 1947, e la “scultura in movimento” torinese fu la prima auto a mostrarsi dentro un Museo d’Arte, il “Mo.MA” di New York.

Da allora, alternandosi con la più estrosa genialità americana, la fantasia francese, e la classica tradizione britannica, la “mano” italiana ha davvero segnato le più brillanti strade del Design automobilistico.

Conosciamo bene la storia di Pininfarina, di Bertone, di Ghia, di Zagato. Conosciamo i nomi di Giorgetto Giugiaro, di Marcello Gandini, di Leonardo Fioravanti. Nomi che hanno segnato la storia dell’auto in modo eclatante. Meno ricordata è la vicenda di Flaminio Bertoni, l’artista – Designer originario del Belpaese che, trasferitosi in Francia cambiò immagine e storia della Citroen. Ecco, allo stesso modo si può raccontare in forma meno eclatante e pomposa rispetto ad altri nomi celebri la storia di un italiano che più diverso da Flaminio Bertoni non si può : artista e scultore il secondo, Ingegnere rigoroso il primo. Tuttavia anche l’uomo di cui parlo ora ha trasformato l’immagine e la storia di un celebre Marchio così come Flaminio Bertoni lasciò traccia in Citroen.

Bruno Sacco: che lezione, ai tedeschi!

E’ sempre un onore raccontare la storia e l’opera di un altro grande designer italiano impegnato in un Brand come Mercedes: Bruno Sacco.


Nato come ingegnere, ma appassionatosi da subito al design decide di abbandonare il regolo calcolatore per la matita. E dopo un inizio alla Ghia di Torino, 1958 passa in Mercedes. Nella stretta gerarchia e organizzazione pignola della Casa della stella a tre punte, Sacco inizia a dipingere il suo personale tratto a partire dalla famosa ammiraglia 600 – prodotta anche in versione Pullman– che fu, tra il 1963 ed il 1980, la risposta Mercedes a Rolls e Bentley. Con la sua linea unica era l’auto di capi di stato, Vip e capitani d’industria.

Ci fu poi la concept C111il laboratorio viaggiante con cui Mercedes nei primi anni ’70 sperimentò gran parte dei dispositivi di sicurezza ed ecologici che equipaggiarono la successiva produzione di serie.Un segno importante e distintivo della filosofia di Bruno Sacco. Per il quale la bellezza di un’auto era anche nella sua sicurezza.


Questa innovazioni portarono Sacco, nel 1975, a diventare capo del Centro Stile Mercedes Benz, l’attestazione di un successo e di un merito professionale unico al mondo.


Con Bruno Sacco a capo del design, Mercedes inizia quel suo percorso rivoluzionario che oggi sembra quasi naturale, perché consolidato nel tempo, ma che se analizzato meglio, fa capire tutta la grandezza del Designer italiano.

Ricordate le 190, la W124, la 280/380 SEL /SEC, la 350/500 SL, etc… fino ad arrivare  alla Classe A ed al SUV ML di fine degli anni ’90?


Guardatele! Vi accorgerete di una cosa: pur nella assoluta diversità di concetto e di segmento commerciale, tutti questi modelli esprimono un family feeling unico al mondo, dominato dal segno distintivo del cosiddetto copriradiatore sormontato dal fregio della stella.

La Mercedes e quel tipico “Family Feeling”

Sacco fu tra i primi (insieme a BMW) ad esercitare un’ estremizzazione tale su tutta la gamma di un Marchio automotive, conferendo però a ciascun singolo modello una propria personalità e distinguendolo dalla concorrenza. Non solo! Sacco fu a fianco di Mercedes anche nella strategia MCC Smart, di cui fu supervisore del concept stilistico.

Costringendo tra l’altro tutta la concorrenza a correre ai ripari per realizzare un qualche contrasto alla produzione invincibile di questo genio. Quando Sacco racchiuse tutti i pregi di una Mercedes in una media compatta (per l’epoca), le altre Case capirono che da quel momento il segmento del lusso non sarebbe stato più lo stesso. E quando uscì la meravigliosa Coupè SEC addirittura la Cadillac, per fronteggiare il boom di vendite negli USA, dovette abdicare alla sua storia che più americana non si può, e produrre la “Allantè” disegnata da Pininfarina. Ma alla fine per la SEC non vi fu mai una vera concorrenza. E quando uscì la rivoluzionaria “Classe A” nel 1997? Beh, Vi basta vedere cosa producevano le Case auto “prima” e “dopo” quella berlina. Che battezzò, tra l’altro, il celebre “ESP” di Bosh.

Quella di Bruno Sacco fu una rivoluzione silenziosa, come detto, ma in grado di proiettare l’ingegnere-designer italiano nell’Olimpo dei grandi. Ed anche per questo, finalmente, per il Designer italiano è arrivata la consacrazione, nel 2006 : l’inclusione nella “Automotive Hall of Fame”

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