Per i piccoli robot come Kiwibot che offrono servizi di consegna possono essere controllati a distanza. All’interno del campus della UC Berkeley dalla Colombia, i mezzi si muovo indisturbati anche tra persone e ostacoli. Per funzionare si affidano a degli operatori che li controllano in remoto. Questo a differenza di concorrenti come i robot Digit di Amazon e Scout, dotati di sensori e capacità di guida autonoma.
I veicoli autonomi telecomandati ricadono in “un’area grigia” sullo spettro di autonomia. Dal momento che una persona ha ancora il controllo, non si tratta veramente di mezzi autonomi. La guida telecomandata è vista principalmente come uno strumento complementare, con i suoi tempi di ritardo quasi impercettibili e la sicurezza del monitoraggio a distanza. Una delle società attiva nel settore è Phantom Auto.
Eric McCarter, è responsabile del programma di test Phantom Auto e operatore da remoto. Secondo lui la guida a distanza “è molto simile alla guida normale”, ma bisogna fare affidamento su segnali diversi. Non si avverte la sensazione del veicolo o il vero ritorno sui pneumatici quando si gira la ruota. I microfoni all’interno e intorno al veicolo gli permettono di sentire tutto ciò che lo circonda mentre le telecamere e i sensori fanno il resto.
Nei fatti questi veicoli telecomandati potrebbero anche aiutarci ad abituarci all’idea di veicoli a guida autonoma. Uno studio di Capgemini testimonia la crescita di fiducia degli americani nei confronti della guida autonoma. Poco meno del 50% degli oltre 5.500 consumatori intervistati ha affermato che le auto a guida automatica lo spaventano. Insomma è ancora confortante sapere che c’è un umano che può prendere il controllo, anche se sono lontani chilometri.